giovedì 1 dicembre 2011

5 BUONI MOTIVI PER NON GUARDARE LA TV

La televisione. Una scatola illuminata che irradia suoni ed immagini, un grande circo dell'allegria e del passatempo che finora ha fatto compagnia agli italiani. Ma è proprio necessario guardarla? Adesso che ci sono tante alternative per passare il tempo, per informarci, per divertirci, perchè non ci guardiamo intorno e non clicchiamo definitivamente il tasto di spegnimento del telecomando?
Ecco, per me, quali sono i 5 buoni e semplici motivi per staccare le pile dal vostro telecomando e riutilizzare la tv al plasma come solido tavolino:


1. La scarsa informazione.

Diciamoci la verità, internet è un canale completo e ricchissimo, basta sapercisi muovere un pò ed è possibile sapere tutto. La televisione è invece un monologo lungo e incompleto. I telegiornali offrono spesso un'informazione unilaterale, di parte e solo accennata. Perchè dovremmo farci sparare addosso solo informazioni filtrate, striminzite, raccontate da poche voci?



2. I dibattiti.

Questo è un punto da sottolineare. E' insopportabile assistere alle discussioni alla tv dove ognuno interrompe l'altro, spesso sbraitando, giocando a chi urla di più e copre la voce dell'altro ospite. I cosiddetti salotti televisivi sono diventati un scuola materna per scimmie incattivite. E il telespettatore forse non se ne rende conto, ma mentre assiste a quelle scene si carica d'ansia e apprensione. E non intende nulla.
A che serve insegnare ai nostri figli a parlare uno alla volta, ad alzare la mano quando sono a scuola, quando alla tv si vedono scene di questo tipo?


3. L'intrattenimento. 

I buoni format non esistono più, oppure sono altamente scadenti. I produttori televisivi sembrano aver perso la verve e la creatività necessaria per intrattenere lo spettatore. Si vanno a rubare le idee altrove, in altri paesi perchè non si riesce a creare qualcosa di nuovo, a dare una svolta. Abbiamo fatto indigestione di talent show, di reality, di quiz show, programmi che non regalano nulla se non qualche ora di completo sbando cerebrale. Fortuna che quest'anno abbiamo qualcosa di nuovo: il Grande Fratello 12.


4. Il linguaggio.

Dante aveva scritto la divina commedia in vulgo, in lingua volgare, cioè quella del popolo, ma perchè all'epoca la gente comune non avrebbe capito il colto italiano. In Italia, per vulgo s'intende letteralmente "volgare", cioè quella del burino, del contadino, di quello che usa la parola come strumento d'offesa, spinto da una rabbia istintiva e incontrollata. Aò! Ma vaff..! Fai schifo! 
Si da valore al proprio dialetto solo riportandolo in chiave offensiva e sboccata. 
E' più vera, dicono. E' più vicina al linguaggio usato dalla gente comune. Il che può anche essere vero, ma il contesto in cui certe espressioni possono essere usate è un fattore fondamentale. Siamo nella tv, lanci un messaggio al mondo, mica al porto di Genova a scaricare containers.


5. Imbambolamento.

I messaggi lanciati dalla televisione sono diretti e costanti. Idee e pareri possono essere creati subdolamente, attraverso poche immagini o parole dette e ridette. Il motto "l'ha detto la televisione" è sempre stato modo per giustificare un'idea su cui avevamo sollevato dei dubbi, ma che poi ha prevalso evitandoci il difficile sforzo di pensare con la nostra testa. Il mondo vasto della televisione diventa una realtà assoluta, una verità ufficiale e ineccepibile.

mercoledì 9 novembre 2011

A CHI TOCCA IL CETRIOLO GLOBALE

C'è poco da ridere. Pur avendo usato una definizione del comico Corrado Guzzanti mentre, imitando il ministro dell'economia Giulio Tremonti, definiva la crisi un cetriolo globale che si aggira pericolosamente nelle parti basse, che cerca di posticipare il suo inesorabile arrivo, magari ai danni di qualche altro governo, stavolta la risata è più amara.
Ed eccoci al punto in questione: La crisi, dopo aver viaggiato in lungo e in largo, dopo essere stata nascosta, rimandata indietro, sembra essere definitivamente arrivata. Si sente già emanare il suo olezzo da quanto pare vicina. Dopo Grecia, Portogallo e Irlanda, ecco che anche l'Italia si affaccia sull'orlo preoccupante di un baratro profondissimo.
C'è poco da ridere, anche se in Italia già si festeggia l'imminente caduta del Presidente Berlusconi. Ricostruire un paese non è facile. Chi crede ancora nella politica, il cittadino, ha tutto il diritto di esultare. Il governo cade. Certo, non è un buon segno, ma almeno c'è una speranza di cambiare qualcosa, è un segnale forte per tentare un disperato (insperato) tentativo di rimanere a galla in questa economia fallimentare. Va bene, esultiamo, ma ricordiamoci di spengere il sorriso dalle bocche dei vari Bersani, Vendola e tutti quelli che in questi mesi hanno benparlato, affinchè si mettano subito a lavoro per salvare il Paese. Loro no, non hanno il tempo di esultare, devono darsi una mossa per il bene di tutti. Questa non è una situazione come le altre dove si vince e si ha modo di congratularsi a vicenda, sentirsi belli e bravi per la vittoria (per abbandono dell'avversario, per giunta). Bisogna remare fin da subito e sperare che il mare non sia ormai troppo mosso per portare in salvo la barchetta italiana.

La patata bollente, tanto per rimanere in tema di ortaggi, adesso passa nelle mani dell'opposizione. Speriamo che abbiano un programma serio, un'idea precisa, coesa, pronta da attuare. Risolutiva, magari.
"Berlusconi si deve dimettere!" rispondeva uno Sgommato Bersani alla domanda su quale sarebbe stato il programma del PD. Un'altra risata amara. Finora lo slogan principale è sempre sembrato questo.
Chissà come affronteranno la crisi globale, il cetriolo. Speriamo abbiano affilato i coltelli giusti per affettarlo. Ho già un certo languorino, non vorrei rimanere affamato.

martedì 25 ottobre 2011

QUEI 'MI PIACE' DOPO LA MORTE DI SIMONCELLI


Marco Simoncelli, il pilota che
lo scorso 23 Ottobre ha perso la vita
a Sepang (Malesia) 

L'incidente di Simoncelli è ancora impresso nella testa di moltissime persone, anche perchè è stato impossibile sfuggire a quelle tremende immagini. Da domenica mattina, quando è stata annunciata la tragica morte del pilota, i telegiornali hanno riproposto un'infinità di volte il filmato della tragedia ed ogni volta, penso quasi tutti, siamo rimasti basiti, increduli, scioccati. 
Ma come? Quel ragazzo con la testa riccioluta che parlava il romagnolo, proprio lui, non c'è più?
Non seguo molto la MotoGP, anzi, direi quasi per niente, ma quel ragazzo, anche solo vedendolo di sfuggita, passando da un canale all'altro, era impossibile da non ricordare, mentre degli altri piloti, con tutto il rispetto, ricordo a malapena il nome.

Non mi piacciono i sentimentalismi forzati, e storgo il naso di fronte alle pubbliche esternazioni di dolore da parte di gente che non lo conosceva; rimango, cioè, sempre dell'avviso che il dolore sia una cosa personale, interiore, che solo se diventa un fuoco che non si riesce a trattenere è lecito lasciarlo divampare. Per questo, forse anche con eccessivo cinismo, provo un gran dispiacere per i parenti e gli amici di Simoncelli e nulla più. Mi stupisco infatti di come altri miei amici, per nulla appassionati di motori, riescano a immedesimarsi nella parte del fan incallito che è, a ragione, straziato dalla morte del suo beniamino. Io stesso ammetto di essere rimasto sconvolto da quel fatale incidente, ed è lecito a caldo scrivere un pensiero (se si ha) sulla questione, ma spesso si tende a voler fare di più, a sentirsi parte di quel dolore, ad essere, secondo il mio personale parere, esagerati.

Sul famosissimo social network Facebook non è raro assistere ad un fenomeno particolare da parte dei suoi utenti dopo la scomparsa di qualche personaggio famoso: la crescita esponenziale della Official Fan Page del defunto. Mi sono sempre chiesto a che cosa serva tale pratica, che cosa rappresenti per l'utente cliccare MI PIACE su una pagina che sarebbe servita a ricevere aggiornamenti sul personaggio che adesso non c'è più. 
Trovo strano e al tempo stesso difficile capire come mai si debba diventare FAN di qualcuno solo una volta che questo qualcuno è venuto a mancare. E' macabra l'idea di dover morire per essere apprezzati da un così folto numero di persone, e che solo così è possibile ritagliarsi uno spazio nel cuore della gente. E' così reale la frase di Lennon "Tutti ti amano quando sei due metri sotto terra"? 
 
Da Taricone a Raimondo Vianello, da Tomizawa a Mike Bongiorno; i personaggi famosi che erano stati accantonati o che conducevano normalmente la loro vita, improvvisamente si ricordano amati da una schiera di persone che fino ad allora quasi non sapevano della sua esistenza.
Su facebook c'è la mania di voler ricordare fino all'esaurimento una persona che non c'è più, parte la gara a chi è più solidale e più triste, (Chi ci teneva di più? Io! Io!) quando invece resto dell'idea che piccoli, ma grandi gesti siano più importanti della creazione di gruppi con il nome di un 24 enne seguito da un Rest in Peace, oppure dell'ingrossamento del numero di persone a cui PIACE (adesso, non prima. Prima era normale) Marco Simoncelli, quel ragazzo che correva in moto e che abbiamo visto scivolare verso una fine prematura. Un ragazzo largamente apprezzato. Adesso.

mercoledì 19 ottobre 2011

ECCO IL NUOVO VIDEO DI BELEN!

Esclusivo, unico, eccitante. Clicca qui per scaricare il video che sta facendo letteralmente impazzire la rete, finalmente è possibile vedere la Showgirl argentina in atteggiamenti spinti con il suo vecchio partner!
Click, click, click.. che non è solo il rumore dei curiosoni che cercano di scaricare il video, nè tantomeno quello più volgare di quelli che invece lo stanno già guardando: è il rumore di un post che viene pubblicato dai tantissimi siti d'informazione e che contiene il link ambitissimo della bella Belen Rodriguez, la compagna del discusso Fabrizio Corona, mentre fa del sesso (a detta di molti, "nulla di che") con Tobias Blanco. La notizia di quel video di 20 minuti si è ritagliata uno spazio in quasi tutti i siti d'informazione, mentre ha ovviamente spopolato su quelli di gossip.
La cosa che mi incuriosisce di più è l'atteggiamento incoerente dei siti online, i quali pur condannando il gesto poco carino del fidanzato, il quale ha lanciato il video sulla rete, contribuiscono a diffondere la performance di Belen elencando i vari siti che ne permettono la visualizzazione, quando al contempo ammoniscono: Il trattamento illecito dei dati personali è un reato punito dalla legge. Della serie: E' colpevole chi l'ha caricato (Che depravato! Quale vendetta!), ma noi siamo liberi di dare (è il caso di dirlo) le dritte su dove vederlo.
A quanto pare il reato ha un limite così sottile che basta spostarsi di pochi centimetri per passare da depravato a semplice giornalista che fa informazione. Una volta che viene gettata la macchia, gli altri sono liberi di spargerla dappertutto. Con un semplice rumore: Click.           
Post pubblicato.

venerdì 7 ottobre 2011

MA A CHE SERVE WIKIPEDIA?

Nessuno se l'è mai chiesto veramente. Se qualcuno lo facesse, trovando la risposta probabilmente smetterebbe di cercare tutti i lati negativi di un'enciclopedia online diffusa e utilissima, che nel corso degli anni ha aumentato il sapere di milioni di persone ed ha coinvolto ognuno di noi nel suo grande e continuo arricchimento culturale. Wikipedia, nonostante il suo continuo cambiamento, è una fonte inesauribile d'informazioni e, giuste o sbagliate imperfette che siano, non deve essere abolita di punto in bianco. Tutti sanno che spesso può essere inaffidabile o incompleta. Tutti sanno che proprio per questo motivo non può essere utilizzata completamente per i propri studi e le proprie ricerche. Lo sanno tutti quelli che navigano abitualmente in internet.
Quasi alla fine di ogni frase c'è un numero in pedice che riporta alle note a fondo pagina dalle quali è possibile accedere alle fonti di tale informazione. In completa mancanza di esse deve scattare un campanello d'allarme che significa "attenzione: potrebbe essere una stupidaggine scritta da un utente. Fonte non del tutto attendibile".
Un pò come quando sentiamo i nostri telegiornali: nonostante si presuma che abbiamo raccolto informazioni vere, noi sappiamo che potrebbero essersi "sbagliati", e per questo dobbiamo approfondire la nostra ricerca per sapere la verità.
Al TG5 che recentemente ha pubblicato un servizio in cui, con uno stile malinconico, diceva che era meglio di gran lunga la vecchia enciclopedia Treccani (Sì, esatto. Quella cosa ingombrante che vi cattura la polvere sulla mensola), andrebbe fatto presente che non tutti la usano come una sacrosanta Bibbia dalla quale ricavare l'unica verità che si sta cercando. Molte persone, compreso il sottoscritto, spesso la usano come spunto, tanto per sapere di cosa si sta parlando. Chi farebbe mai una tesi d'esame basandosi solo e soltanto sugli articoli Wikipedia?


Nell'Ottobre del 2009 qualcuno vandalizzò la pagina di Wikipedia relativa al calciatore Balotelli, e per qualche minuto vi si potè leggere una scritta razzista. Sulla base delle attuali dichiarazioni di alcuni Media avremmo rischiato di prenderla come notizia attendibile

Sia chiaro, non voglio snobbare la vecchia enciclopedia, perchè con quella, nonostante sia obsoleta e non aggiornabile in qualsiasi momento, si può sempre andare sul sicuro. Al contrario, ritengo che entrambe siano complementari e pertanto l'utilizzo di una non esclude l'altra a priori.
L'unica cosa mi dà più fastidio è la negazione di una realtà che non si può non vedere: Wikipedia è utile perchè sempre attuale, gratis, semplice e ricchissima di qualsiasi cosa, dai modi di dire ai complotti politici; dai film alle profezie Maya; dall'astrologia al fatto di cronaca, fino ai più classici poeti e lezioni di Storia.
Basta un minimo di buon senso per capire queste piccole differenze.

mercoledì 5 ottobre 2011

ITALIA! ITALIA! IU ES EI! IU ES EI!

Le recenti ed esplosive novità riguardo al caso Meredith hanno riportato alla luce un forte sentimento nazionale di Anti Americanità. Sembra quasi che la sentenza shock abbia tirato fuori un sentimento represso che finora era stato nascosto nel fondo del cuore della gente, e che tutt'un tratto è uscito come un gorgoglio di malumore. L'italiano è sbottato: l'americano non tira più. Dai talk show ai siti internet, dalle testate giornalistiche ai link di facebook, fino alle prime persone che fuori dal Tribunale hanno gridato "vergogna"; è apparso da subito che "l'Italia s' è fatta prendere in giro, il sistema italiano non funziona e gli U.S.A. ne hanno approfittato". 
Che gli inquirenti abbiano commesso degli errori gravi è verissimo: non si possono far marcire le prove solo perchè mal conservate, o far entrare così tanta gente sul luogo del delitto. E le tante rivelazioni, alcune infondate, altre vere, altre ancora.. chissà.. hanno messo a nudo il nostro sistema giudiziaro mettendoci alla berlina di fronte al mondo intero. 
Ma se il nostro sistema è ancora molto approssimativo non significa che sia giusto condannare una coppia di ragazzi all'ergastolo. Ci devono essere prove certe e inequivocabili, non bisogna incarcerare sulla base di molte supposizioni. La giustizia non si compie con l'80% di verità, nè tantomeno con il 99%.
Eppure, come abbiamo visto, nella testa delle persone l'immagine degli assassini perfetti era quella dei due ragazzi: giovani, dai visi puliti e le lacrime di coccodrillo. E forse lo sono davvero, gli assassini; ma non c'è la certezza. Resta il rammarico per una Meredith che non c'è più e che da quanto ne sappiamo può essere stata uccisa da un fantasma. Un fantasma e un Ivoriano. 
Gli Americani non hanno accettato questo atteggiamento da sit-com nel giudicare un omicidio così grave e contorto, così anche loro hanno emesso una loro sentenza. Certamente, però, anche loro hanno adottato un modo turbolento e infantile per sfruttare la situazione: è sembrata una gara fra tifosi, una sfida olimpionica tra Italiani e Statunitensi. Non c'era obiettività nè da una parte e nè dall'altra. L'America puntava sull'innocenza di Amanda,  l'Italia sulla sua colpevolezza. L'Inghilterra, alla fine, c'ha rimesso.
Sollecito, anche lui era accusato. Assolto
L'Italia s'indigna, l'Italia denuncia il suo stesso Paese ormai troppo asservito all'enorme potere a stelle e strisce. L'america chiama e lo Stivale risponde. E' venuto fuori il risentimento che da dopo la Seconda Guerra Mondiale non s'era mai manifestato nei confronti dei nostri salvatori. 
"Ok, ci hanno salvato, ma non possiamo leccargli il c*** tutta la vita" tuonava un adirato Massimo Ceccherini in un suo film. E in qualche modo molti italiani la pensano così. Gli Americani sono dei pazzi, si sentono padroni del mondo. Lo vediamo nei Jersey Shore, nei REAL TV, nelle sparatorie, in come ingrassano a dismisura mangiando da MC Dondald's. Il mondo dell'eccesso che improvvisamente si è imbattuto nella giustizia italiana (ahinoi) e ci ha fatto una grossa pernacchia.
D'un tratto l'uccisione di Meredith è passata in secondo piano e tutto è diventato un braccio di ferro mediatico tra lo Zio Sam e Garibaldi. Non importava la verità, contava solo non farsi buttare giù.
Amanda innocente significa che hanno vinto loro e con l'inganno. Ma la verità qual è? Dove sta la giustizia?
Forse è vero che siamo stati colonizzati culturalmente e mentalmente: non ce ne fregava niente di trovare il colpevole (quello lo sapevamo, lo dicevano i vari illustrissimi gossip/tiggì), noi ragionavamo con la testa dei padroni del mondo, di quelli che sanno la verità sempre e comunque. Volevamo poter dire, almeno una volta, con una Diet Coke e un Hot dog in mano, indossando una t-shirt e masticando una chuwing gum Brooklin: Abbiamo vinto!





"E Meredith?"   "Chi?"

domenica 2 ottobre 2011

GESU' GAY!

Il Monsignor Babini
E' una bestemmia? Vedete voi, ma se pensate che lo sia allora dobbiamo affrontare un discorso molto molto lungo e che parte da molto molto lontano.
Qualche giorno fa il Monsignor Babini, vescovo emerito di Grosseto, ha dichiarato che se mettiamo a confronto Berlusconi e Vendola sulla loro vita sessuale, allora quest'ultimo è molto più peccatore del nostro Presidente del Consiglio perchè così dice la Bibbia. Così dice Dio. Perchè Vendola è gay, Berlusconi no.
Qualche mese fa, invece, venne diffusa la notizia (poi frettolosamente smentita) che da una recente scoperta archeologica in Giordania Gesù era omosessuale e innamorato di Giovanni.
Nel mezzo ci sono state tante dichiarazioni a sostegno o a condanna dell'omosessualità, un tema molto ricorrente e sempre generatore di commenti e pareri animosi. L'omosessualità dei nostri giorni è così crescente da far rabbrividire il mondo ecclesiastico e da rendere pallido e mostruoso il nostro futuro; tale peccato è così ostentato che è giusto troncarlo sul nascere prima che esploda definitivamente come una moda. Perchè perlomeno, ha detto il Monsignor Babini, anche se non approviamo il comportamento di Berlusconi, sta comunque seguendo le normali e giuste leggi divine: uomo con donna, donna con uomo. 
Ma per tornare al titolo di questo post (la bestemmia, per intenderci), le cose che più mi sorprenderebbero delle critiche sarebbero l'incoerenza e l'ipocrisia del loro contenuto: cambierebbe qualcosa qualora Gesù fosse stato veramente gay? Se l'amore è un sentimento unico ed immenso, perchè bisogna suddividerlo in categorie "giuste" ed ingiuste"? Così come ci sono tante razze diverse che formano un unica grande gamma di uguali esseri umani, così ci sono varie forme per esprimere un sentimento enorme chiamato amore. In fondo, la vita dell'uomo non si riassume in questo unico esemplare concetto? Lo stupro e l'adulterio possono essere considerati peccati, ma il bene tra due persone non si può e non si deve condannare. 
L'omosessualità va contro la legge di Dio, è contro natura. In natura, però, non è raro vedere animali dello stesso sesso che si accoppiano. (Curiosità) Che spiegazione dare a tutto ciò? Se l'uomo ha il libero arbitrio e quindi può sbagliare, mentre l'animale agisce solo d'istinto, come mai Dio non li ha creati eterosessuali? Perchè alcuni animali danno questo cattivo esempio?
Fra le spiegazioni più comuni al fenomeno di demonizzazione dell'omosessualità c'è la convinzione che se tutto il mondo fosse gay la specie umana si estinguerebbe. In poche parole: se questa moda dilagasse non nascerebbero più bambini e moriremmo tutti. 
In oltre 2000 anni di storia umana non è mai successo, ma non si sa mai.. (Magari i dinosauri lo erano, vallo a sapere, e guarda che fine hanno fatto).
Un aneddoto simpatico che molti sono soliti ricordare, al fine di allarmare gli aspiranti peccatori, è quello riportato nella Bibbia (che ricordiamo essere trascritta da uomini): Sodoma e Gomorra, le città piene di vizi sessuali. "Ora la gente di Sodoma era grandemente depravata e peccatrice contro l’Eterno. (Genesi 13:13). In tanti casi i Sodomiti cercavano di entrare nelle case per "conoscere" coloro che vi abitavano. E' omosessualità, o sono tentativi di violenza sessuale?
Qualcuno dovrebbe domandarsi cosa farebbe Gesù ai nostri giorni, con chi si arrabbierebbe. Con una tranquilla e innamorata coppia gay, o con chi sfrutta le prostitute? Da una parte c'è un amore consenziente e reciproco, dall'altra c'è un subdolo piacere unilaterale, forzato e mirante al profitto. 
Le leggi divine sono tante, così tante che si traducono in un'unica sola: Amore. Quando c'è quello, anche se alcune persone lo intendono in maniera diversa, cosa importa del resto? Chi è religioso può pure seguire tutte le altre e meritarsi il paradiso, ma tutti gli altri sono liberi di scegliere. Poi deciderà Dio, per chi ci crede, a giudicare il loro operato.
E invece no, bisogna inculcare il pensiero a tutto il mondo, anche a costo di fare la guerra. Nessun rispetto, solo oppressione e ostilità nei confronti dei peccatori (i gay). Punirli.
E se questa è la religione...

mercoledì 28 settembre 2011

L'ITAGLIA AGL'ITAGLIANI!

Oggi voglio parlarvi di un libro. Un libro che tutti dovremmo leggere. 
Vado fuori tema, lo so, proprio come quando a scuola il contenuto dei discorsi non aveva alcuna connessione con il titolo che ti aveva dato l'insegnante. Questo è "Punteggiature-Il blog", mica un concorso letterario. Qui si dovrebbe parlare di notizie del mondo, mica del nuovo premio Strega o del best seller dell'anno. Non siamo mica in un club di lettori. 
Infatti non si tratta di un nuovo romanzo di Stephen King, o dell'ultimo struggente libro di Moccia, o di un classico dell'800. Il libro di cui vorrei parlarvi è un saggio, una raccolta di emozioni, di storie dei nostri antenati. La storia degli italiani. Penso di potermi giocare il jolly, questa volta, per poter spendere due parole su questo libro, visto che parla del nostro passato e quindi, come si dice, il nostro futuro.
Lo studio e la ricerca di Gian Antonio Stella hanno creato quello che è un libro dalla forte storicità e che dovrebbe, di fatto, renderci più tolleranti e meno xenofobi, e dovrebbe farci da guida verso un futuro meno rabbioso, soprattutto in un mondo così globalizzato dove tutto si mescola e tutti entrano in contatto con tutti.
Il titolo in sè avrebbe potuto già farci storcere il naso: L'ORDA. Qualche benpensante avrebbe detto, sentendo che il tema trattato era l'immigrazione: "Racconterà delle solite ondate di clandestini che vengono in Italia ogni giorno, che rubano il lavoro a noi italiani, che delinquono, che stuprano". Forse è per questo che l'autore, lo scrittore e giornalista Stella, ha aggiunto un sottotitolo piccolo e vergognoso che fa precipitare di colpo la situazione, puntando il dito contro un soggetto che non ci aspettavamo: Noi. 
QUANDO GLI ALBANESI ERAVAMO NOI dice il sottotitolo, e allora le sopracciglia si aggrottano e i pensieri si fanno più tetri man mano che si chiarisce che i "mostri" erano i nostri connazionali. Ma come? Proprio noi con i nostri inventori, noi che abbiamo regalato al mondo l'arte, che abbiamo esportato la musica, il buonumore e l'italian Style? Questo autore dev'essere stato spinto a scrivere da un forte sentimento di antitalianità! 
Eppure, pagina per pagina, storia per storia, ci si accorge che l'antitalianità non c'entra niente. Anzi, tutto quello che viene fatto in questa immensa ricerca è gridare l'ingiustizia subita dagli italiani che cercarono fortuna all'estero, lontani dal bel paese fin dalla metà dell'800, e che invece subirono i pregiudizi e la rabbia dei cittadini ospitanti. Perchè gli italiani lasciarono lo stivale in totale povertà. Quasi tutti erano analfabeti, molti erano confusionari, rozzi e poco attenti all'igiene. Ma sgobbavano, lavoravano duramente, si davano da fare per rialzare la testa e ricavarsi uno spazio all'interno del nuovo mondo. Rifarsi una vita. Ma questo non andava bene a tutti, e anche allora c'era qualche benpensante che diceva: "Questi ci rubano il lavoro, questi sono culturalmente inferiori!". Erano italofobici e noi non potevamo farci niente. Avevano ragione? Giudicate voi: considerate che all'italiano andava bene qualunque tipo di lavoro pur di mangiare; l'italiano, pur di mangiare, rubava o suonava l'organo accanto ad una scimmietta; viveva stipato assieme ad altre persone in spazi angusti e non si lamentava mai; portava lo stiletto (un pugnale) sempre a portata di mano per rispondere ad offese o ingiurie. Considerate poi che non tutti gli italiani partivano con le stesse intenzioni, o comunque, a parità di queste, finivano col passare per martiri innocenti. Se da un lato c'era chi si "limitava" a farsi odiare per la sua cultura stravagante ed incivile, dall'altro c'erano anche molti che contribuirono ad aggravare posizione degli italiani all'estero: serial killer (come Cayetano Santos Godino in Argentina), rapinatori, contrabbandieri, mafiosi, assassini ecc... Per non parlare della prostituzione minorile. L'ORDA è il testimone di oltre un secolo di stragi italiane all'estero e di dolorose storie di xenofobia.
E poi ci sono i vestiti cuciti addosso: L'insormontabile italiano dalle 3 M (mafia, maccheroni e mandolino), l'italiano furbetto, l'italiano cafone, l'italiano disorganizzato.
Gli stessi stereotipi che affiorano sulle nostre labbra quando vediamo un cinese che vive nella fabbrica dove lavora notte e giorno ("Sono sudici. Sono tutti uguali. Quando muore uno lo nascondono e tirano avanti col lavoro"); oppure quando vediamo un senegalese per strada ("Questo mi vuole rapinare. Adesso si avvicina e tira fuori il coltello. Meglio cambiare strada"). La solita storia che si ripete, la ruota che gira e passa sempre dagli stessi punti, dove l'integrazione è un taboo e le culture mischiate sono un problema. 
Guardare al passato per inseguire un futuro migliore. Le stesse cose che vorremmo fare agli altri, noi le abbiamo subite direttamente. La generalizzazione del crimine. Gli italiani sono tutti criminali. I clandestini vengono tutti per rubare. Allora puniamoli tutti indistintamente. Quante morti innocenti, in questo libro, quante vendette popolari fomentate dall'odio cieco ed irrazionale. Il mondo era povero e la colpa era dello straniero, dell'italiano, del WOP (WithOut Passport, oppure derivante dalla pronuncia di Guappo). Il mondo si arricchisce grazie alle braccia dei morti di fame, ma nessuno li tollera lo stesso. 
Così, prima di guardare con disprezzo gli altri, forse è meglio guardare prima noi stessi. Guardarci indietro, leggere il resoconto delle avventure dei nostri nonni, bisnonni, prozii.. e trovare le infiniti somiglianze con il presente. 
E' bello studiare il libro e fare un viaggio all'estero, adesso. Magari negli Stati Uniti dove un tempo eravamo odiati più degli schiavi negri, oppure nella Francia che ci accusava di rubare il lavoro (e ci picchiavano), oppure nella calda Australia dove potevi vedere fuori dai pub i cartelli VIETATO L'INGRESSO AI CANI E AGLI ITALIANI. Storie partite da lontano e che arrivano sorprendentemente fino a meno di ventanni fa, almeno per quanto riguarda il razzismo nei nostri confronti. E adesso noi siamo sicuri di voler adottare lo stesso trattamento con gli altri stranieri, dimostrando così che in fondo in fondo il mondo ha fatto benissimo ad odiarci?


Vignetta anti-italiana (Australia)











- Come mai ai funerali italiani portano la salma soltando in due?
- Perchè i bidoni dell'immondizia hanno solo due maniglie!

mercoledì 24 agosto 2011

QUANDO FACEBOOK FA LA SPIA

Ti passa per la testa una cosa e la posti su facebook. Fai una vacanza in montagna e ne posti la foto su facebook. Ti piace Maria De Filippi e lo posti su facebook.
Il concetto di privacy con l'avvento dei social network si è completamente deformato e trasformato in qualcosa di opzionale, quasi di inutile. In un tempo in cui le persone sentono il bisogno di sentirsi giudicati dai pollici in su (like) e giù (unlike) e di sentirsi in qualche modo partecipi alla vita "socio-virtuale" di FB aggiornando il proprio stato e postando le proprie esperienze esterne reali, molto spesso ci si abbandona all'innocente idea che ciò che noi utilizziamo come passatempo non porti a delle spiacevoli conseguenze.
Ma quante se ne sentono di coppie che si lasciano per colpa di questo social network? Un partner viene menzionato (taggato/incastrato) in una foto assieme a compagnie sospette ed iniziano i litigi che portano alla rottura. Oppure dei semplici attacchi di gelosia. Anche attraverso dei controlli incrociati, e cioè passando per le bacheche e le foto di altri, si può facilmente aggirare la linea Maginot di un utente molto riservato. Non c'è scampo.
E così come un partner ossessivo o una multinazionale studiano i comportamenti degli account per i propri fini, talvolta anche le forze dell'ordine decidono di servirsi di tale strumento per stanare i ricercati.
Quello che è successo al latitante Salvatore d'Avino ne è un esempio concreto, così come nel 2010 lo è stato un rapinatore napoletano. L'articolo su D'avino.
Entrambi sono stati traditi da Facebook. Entrambi sono finiti in manette.  L'articolo sul rapinatore.
C'è un luogo comune che afferma goliardicamente che "chi non ha facebook è fuori dal mondo" e forse è veramente così. Qualcosa deve aver spinto i due delinquenti a tornare sulla piattaforma sociale, forse perchè non si sentivano parte del mondo. Il rapinatore è stato incastrato per colpa di una bella donna, dietro la quale si nascondeva la polizia; il latitante è stato scovato indirettamente, con controllo "incrociato", grazie ad una foto postata dalla moglie incinta.
Sembra impossibile, eppure sembra proprio che non si sappia stare senza accedere alla home, aggiornare il profilo, commentare, linkare, stringere amicizie... è inevitabile. Così facendo, però, ci si abbandona completamente alle braccia fragili di un social network che sa i tuoi segreti, sa quello che ti piace, ti capisce e pare ti comprenda. Ma non è detto che non faccia la spia e che non racconti nulla a nessuno. Le info del nostro profilo dicono molto più di quanto si possa pensare e le foto che postiamo la dicono lunga sul nostro stile di vita e le nostre abitudini.
Recentemente è stata anche stilata un lista delle cose da non dire su facebook al fine di non precludersi la possibilità di farsi assumere da un titolare, perchè, già, anche i titolari amano questa forma di controllo.
E' quindi una minaccia o un miglioramento, questo Facebook? E' un amico leale o un ipocrita senza cuore? Ciò che è sicuro che è un arma a doppio taglio, un raccoglitore d'informazioni con cui ci si può ustionare e bruciare. Oppure marcire. In galera.

lunedì 8 agosto 2011

LA SUORA E WILE COYOTE (di Massimo Gramellini)

Di seguito ripropongo un articolo curato dal giornalista Massimo Gramellini per LA STAMPA, in merito alla situazione economica mondiale dopo il recentissimo tonfo della Borsa:


Ho implorato un amico della redazione economica di spiegarmi che cosa sta succedendo. «Hai presente Wile Coyote sull’orlo del precipizio, quando si aggrappa a una roccia che fra un attimo si sgretolerà? Ecco, Wile Coyote siamo noi». Non ho avuto il coraggio di chiedergli chi è Beep Beep. Mi sono invece tuffato fra le agenzie di stampa, alla ricerca di qualcuno che mi rassicurasse sulla solidità della roccia. 1. L’ufficio banalità della Casa Bianca: «I mercati salgono e scendono». 2. L’euro-banchiere Trichet, quello col carisma di una gelatina alla frutta: «In Europa non c’è la decrescita, ma la decelerazione della crescita». 3. Il presidente del Consiglio, in conferenza stampa: «Le azioni Mediaset sono solide, se avessi dei risparmi li investirei lì». 4. Il presidente di un ente pubblico (il governo) invita i suoi associati (gli italiani) a comprare azioni di un’azienda privata di sua proprietà (mi scuso per la ripetizione, ma è come con l’ipnosi: la prima volta uno non riesce a crederci). 5. Il ministro della Chiarezza, Sacconi: «Di fronte a una giornata di tempesta dei mercati finanziari e mobiliari, l’Italia nella sua convergente dimensione istituzionale, economica e sociale vuole rispondere all’instabilità globale accompagnando il percorso di disciplina di bilancio già delineato con la maggiore crescita». 6. La vicepresidente della Compagnia di San Paolo, suor Giuliana: «A questo punto non ci resta che pregare».
L'unica ad avere una strategia mi sembra suor Giuliana.

Da La Stampa del 05/08/2011.

giovedì 4 agosto 2011

FA COSI' RIDERE LA MAFIA?

Vignetta satirica di CartoonStock.com
Accendo la tv, come sempre all'ora di pranzo. Un'ora e mezza di pausa da lavoro, una sola se considero il traffico per tornare a casa ed eventuali problemi in ufficio, e le poche cose che propone la televisione sono sempre le solite da non so quanti anni. Non importa, non avrei il tempo di guardare un bel film o qualcosa di serio, devo mangiare, così metto la padella sul fuoco, aggiungo un po' d'olio e aspetto. Guarderò Studio Sport, che tanto inizia tra una decina di minuti. Qualche frivola notizia di calciomercato con cui pasteggiare in attesa di riprendere la macchina e tornare a lavoro. Tutto qui.
Ma ahimè, mancano una decina di minuti, e non so come ma riesco ogni volta a farmi rigirare lo stomaco guardando quello che tutti chiamano telegiornale, definizione su cui ci sarebbe molto da obiettare. Studio Aperto.
Un telegiornale nazionale che va in onda su Italia 1 e che non ha mai nulla di cui parlare. O almeno niente di importante. A volte torno a casa all'una meno dieci, altre ho la "fortuna" di vedermi Studio Aperto per ben venti o venticinque minuti, come dire un'eternità. Eppure non c'è neanche l'ombra di un servizio giornalistico, nemmeno di un servizio, a dire la verità. Nazionale, ripeto, nazionale.
La sera ci sono i TG regionali su Rai Tre che perlomeno hanno l'alibi di dover parlare solo di notizie che interessano una sola regione, quindi è probabile che tra i servizi venga inserito quello di 3 o 4 minuti sulla storia dell'arte o sullo scippo subìto da un anziano ad un supermercato. Le notizie, d'altronde, non sono facili da trovare in una sola regione.
Ma Studio Aperto può attingere da fonti infinite di informazione per creare qualcosa di più sensato e interessante, cosa che incredibilmente non fa. Questo telegiornale è solo una semplice rubrica che raccoglie le principali curiosità del mondo, ma non ha niente da dire giornalisticamente. E' vero che arrivo molto spesso ad accendere la tv quando le vere notizie dovrebbero essere in teoria già passate, ma ogni volta che anticipo il mio rientro a casa non trovo nulla di meno demenziale. Ma di politica quando parlano? E di economia? E della guerra?
Ogni volta buttò giù il boccone insieme allo stesso pensiero: Non è che arrivando solo 5 o 10 minuti dopo l'inizio del Tg, mi perdo tutti i servizi migliori?
Strano, però, che i servizi su Kate Middleton e sul suo buffo cappello durino 2 o 3 minuti, così come quello sulla patata che fa croc (se fa croc vuol dire che è buona, lo sapevate?) e quello sulle bocce quadre (quest'ultimo dura meno di due minuti. Clicca qui per vedere il servizio del TG).
Quanti minuti dedicano all'informazione seria? Mettiamo anche due o tre minuti a notizia, in tre o quattro servizi hanno già ultimato le cose da dire? Un pò stringati..
Mangio lo stesso, ma con la bocca aperta dallo stupore è impossibile masticare. Adesso c'è un servizio su Balotelli, sempre sul TG perchè Studio Sport non è ancora iniziato, e fin da subito la giornalista usa toni molto simpatici, quasi come raccontasse una storiella. Penso "ci sta, dato il soggetto di cui si parla", ma poi, sempre con tono scanzonato si fanno nomi di boss mafiosi, di Scampia e di amicizie malavitose e aggrotto la fronte perplesso. La voce fuori campo racconta che Balotelli avrebbe mangiato in un ristorante gestito dal figlio di un boss mafioso e che quest'ultimo lo avrebbe invitato al cospetto del padre nei quartieri di Scampia. Balotelli ci sarebbe andato senza fiatare e avrebbe fatto la conoscenza del camorrista. Questa è all'incirca la notizia della giornalista, mentre in tv scorrono le immagini registrate del giocatore in quella giornata campana. Quello che mi stupisce e allo stesso tempo mi sconcerta è tutto il contorno: il linguaggio pacato e forse anche troppo gentile della giornalista; il racconto descritto come un piccolo scandalo da gossip; la musica di sottofondo da stupida soap opera. Infine il triste commento finale per concludere con un sorriso. A Balotelli, colpevole nei giorni scorsi di aver parlato male della città in cui gioca attualmente, Manchester, ignoti hanno riempito la sua macchina di pesce avariato come gesto d'avvertimento o semplicemente per fargli uno scherzo. Serafico il commento della giornalista: "Chissà se chi ha compiuto quel gesto ha idea di quali conoscenze ha Balotelli.." con esplicito invito a fare attenzione ad andare contro il ragazzo.
Per fortuna che a quel punto non ho il boccone pieno, altrimenti risputerei tutto, non con un getto veloce, bensì con un lenta e schifata fuoriuscita di tutto quanto stia masticando. Okey, è una pessima immagine, ma che forse descrive al meglio il mio stato d'animo nell'ascoltare certi discorsi. Lasciando perdere il dramma di Studio Aperto per il quale mi sono già espresso, a livello più generale trovo demoralizzante constatare che certe piaghe sociali sono diventate oggetto di scherno e di scarsa rilevanza, qualcosa su cui ci si può scherzare tranquillamente. La Mafia, come parlare di un personaggio dei fumetti. Come un'allegoria che rappresenta le debolezze dell'italiano ma che in fondo lo identifica. L'uomo nero, il personaggio per antonomasia che fa paura a qualcuno, mentre altra gente ci scherza sù. "Guarda che arriva l'uomo nero, eh?" e si stende un grosso sorriso fin sopra le guance. Forse ci siamo dimenticati dei morti che la mafia fa ogni giorno anche solo imponendo il silenzio su alcune questioni, facendo dimenticare i martiri che hanno cercato di combatterla perdendo la vita. Quando un problema non si riesce ad affrontare, evitarlo o deriderlo non è la giusta soluzione. E' in certo senso fare il gioco vero e proprio della mafia. Le paure si esorcizzano ridendoci su, e quindi si scacciano via come se non esistessero. Esatto: la mafia non esiste. Proprio quello che cerca di inculcare da sempre. Ecco il concetto generale.Ed in fondo è il popolo italiano che ride di sè, perciò possiamo farlo quanto ci pare e piace. La realtà è diventata come una serie tv americana dove si scherza su tutto. Black Humor, lo chiamano.
Siamo i Soprano, siamo i film su Al Capone, una barzelletta da raccontare. Pizza, spaghetti e mafia, allora tanto essere noi i primi a scherzarci su. Ma sì!
E allora, se così dev'essere, la prossima volta mangerò un piatto di spaghetti con la fierezza italiana che mi DEVE contraddistinguere. E dopodomani la pizza. Oggi ho la carne, domani mi farò una spaghettata patriottica. 
Ho ancora fame, mi apro un pacchetto di patatine. Ne mordo una, questa fa croc. Sono contento perchè penso: Allora dev'essere ottima!

martedì 26 luglio 2011

LA NON PAZZIA DI BREIVIK

E' la cosa che viene più spontanea pensare: è un pazzo. Per quello che ha fatto, per come l'ha fatto, per la freddezza con cui ha ucciso dei ragazzi che stavano passando un tranquillo week end nei campi estivi sull'isola di Utoya. E' un pazzo, non c'è altro modo per definirlo. A parte "killer", che però da troppa umanità al personaggio; a parte "mostro" che però non si identifica troppo con il personaggio così lucido e deciso. Quello che rimane è comunque un aggettivo strozzato che non riesce a descrivere perfettamente il Signor (e anche definirlo signore è una forzatura) Breivik, l'assassino che il pomeriggio del 23 Luglio si è presentato vestito da poliziotto, ha raccolto una folla di ragazzi al centro di un campo e ha cominciato a sparare. Un gesto folle, oseremmo pensare. No, ha continuato imperterrito nella sua pazzia (?) ad inseguire i superstiti per l'isolotto e a finire con un colpo in testa i ragazzi feriti, indisturbato per oltre un'ora. Che cos'è allora Breivik? Tutto fuorchè un pazzo. Non bisogna cadere nella tentazione di etichettarlo come una persona incapace di intendere e di volere, o un fanatico che ha perso la percezione della realtà ed ha commesso un gesto sconsiderato. La pazzia, per molti killer, è una forma di ultima chance per salvare la propria pelle o per far cadere un minimo di colpevolezza. Che cosa volete, è un pazzo, finirà in un manicomio criminale. 
E' quello a cui puntano molti avvocati quando vedono che non c'è più niente da fare, le prove sono ineluttabili e non sanno più come difendere il proprio cliente. L'ultima carta da giocare per ottenere un pò di sconto, o comunque per incanalare un processo verso una sentenza nei confronti di un malato di mente, è l'infermità mentale.
Ma Breivik non ha nessun deficit mentale. Il suo cervello funziona bene, anche troppo, ed è stato in grado di programmare un attentato colossale, una strage curata nei minimi dettagli. Dal 2009 progettava come compiere queste operazioni, ha raccolto armi, munizioni, appuntando tutto in quelle che adesso sono le memorie di quell'assassino. Ha fatto quello che era necessario, ha detto al suo avvocato in uno dei suoi primi incontri, per sconfiggere il multiculturalismo marxista che stava rovinando il paese. Con tutti quegli stranieri, gli islamici... Breivik è un tipo tradizionalista fomentato da errate interpretazioni di testi sacri e da letture politiche filonaziste. Tutt'ora vorrebbe presentarsi al processo in divisa, segno che le sue idee le ha ben radicate dentro la testa. 
Possiamo ancora considerarlo malato di mente? Ma cos'è la malattia mentale? Non certo un atteggiamento incondivisibile portato all'estremo delle proprie azioni. Le idee possono essere differenti per ognuno di noi, così il nostro modo di pensare o di agire, ma non per questo veniamo considerati pazzi oppure dei geni. Così anche gli assassini hanno diversi modi di agire e di pensare. Quello che fa veramente la differenza, quello che determina con ineccepibile certezza che quell'individuo è pazzo e l'altro no, è la logica coerenza dell'azione di una persona. La strage di Breivik aveva uno scopo preciso ed era spinto da ideologie xenofobe e naziste. Xenofobia: la paura dello straniero, che comunque non rientra tra le malattie mentali.
L'assassino sta dichiarando con tutto se stesso la sua intolleranza all'integrazione. Ha voluto lanciare un messaggio chiaro di resistenza alla globalizzazione, al miscuglio di razze diverse, soprattutto nella sua Norvegia. Il suo modo di pensare, per quanto sbagliato, segue un filo logico, al contrario di tanti altri assassini che sono colpito da raptus o presentano evidenti e disturbate malattie psichiche.

E mentre il mondo piange e ricorda le vittime di Utoya, qualche italiano pensa bene di esprimere un'opinione azzeccatissima (soprattutto a soli tre giorni dall'accaduto) con il cinismo ed il garbo di uno che parla di un indecente film horror in cui ha rilevato incongruenze. 
"Ma è incredibile come (...) ognuno pensi a salvare se stesso, illudendosi di spuntarla."
Ognuno ha il diritto di esprimere le proprie opinioni, così come sto facendo io in questo momento, ma la differenza netta è che il suo è un giornale nazionale di rilevante importanza, il mio è un piccolo blog senza obbligo di autocensura. Inviterei caldamente il Signor Feltri ad aprire un suo blog personale, dove potersi dilettare con lo scrivere, senza scatenare putiferi, le sue affascinanti teorie antropologiche. (Leggi l'articolo)
Oppure l'altro italiano, Borghezio, quello che ritiene buone, se non ottime, le idee di Breivik. Ha condannato il suo grave gesto, certo, ma l'ha comunque preso come esempio giusto di ideologia. (Leggi la notizia)

Un ultimo punto: la legge norvegese. Detto da un italiano può sembrare un enorme paradosso, quindi lo riporto su un piano internazionale. Con quale criterio si danno 7 anni per l'omicidio di una persona, e se ne danno al massimo 21 (o 30, nel caso italiano) per quello di 90?
L'Isola di Utoya, teatro della strage.
La trovo una cosa insensata, uno sconto evitabile della pena. Non si può dare un forfait di anni di galera per l'uccisione di così tante persone. Se ne uccidi uno è omicidio premeditato aggravato dal movente eccetera eccetera.. ma se ne ammazzi 90 in più è strage. Come se la morte di ogni singolo ragazzo valesse la divisione fra anni di galera (21) e il numero di tutte le vittime (93): poco meno di 3 mesi. Come se qualcuno, fra quelle giovani vittime, non avesse incontrato gli occhi di ghiaccio dell'assassino, implorato pietà e accasciatosi a terra sotto i colpi mortali della mitraglia. No, è strage. Ed era un pazzo.

martedì 14 giugno 2011

ITALIA SI', ITALIA NO..

In tutti e 4 quesiti, circa il 95% dei cittadini ha votato SI'
E' fatta, il quorum è stato raggiunto. Occorreva il 50% + 1, ma è arrivato al 57%. Erano sedici anni che in Italia non veniva raggiunta la soglia minima per convalidare un referendum, dal 1995, quando la Carrà presentava il primo "Carramba che sorpresa" e in america usciva "Forrest Gump".
Adesso l'Italia ha deciso, ha dimostrato che non le piace star ferma ad attendere che gli altri decidano per lei ed ha così impresso la sua opinione sulle quattro schede che le sono state assegnate.
Rimane scritto, sancito: l'Italia del 2011 pensa che le centrali nucleari non debbano risiedere sul suo territorio, che l'acqua sia un bene pubblico e che la legge sia uguale per tutti. Con questa decisione si apre in definitiva la caccia alle interpretazioni di tale voto.
E' una sconfitta del governo, annuncia l'opposizione.
Non ha un valore politico, replica la maggioranza.
Fatto sta che quando si raggiunge un obiettivo comune, tutti prendono la rincorsa e saltano in cima all'ormai conosciutissimo carro dei vincitori; viene fuori che tutti, in fondo, speravano nel raggiungimento del quorum e nella salvaguardia dell'acqua pubblica, nel nucleare da non fare in Italia ecc.
Anche quelli che chiedevano di astenersi, adesso si dichiarano piuttosto contenti del risultato. Nessuno ammette le proprie sconfitte, nessuno vuole ritrattare le vecchie parole. Semplicemente.. non le ha mai pronunciate!
I cittadini, quelli che hanno votato (tanti, ma non tantissimi), sono stati chiamati all'attenti grazie all'informazione circolata su internet per tutto questo tempo. Internet, questo marchingegno pericoloso ma utilissimo che corre come una bestia indomabile di casa in casa a risvegliare le coscienze e sollevare dei dubbi nelle teste delle persone, è stato uno dei principali canali responsabili della buona affluenza ai seggi. L'avvento di Facebook ha poi amplificato la voce del passaparola, trasformando il bisbiglio in un richiamo potente e altisonante.
Dicevamo: adesso sono partite le interpretazioni e la politicizzazione del risultato. Certo è che un netto Sì al all'abrogazione del legittimo impedimento (per l'opposizione campagna negativa del Presidente del Consiglio Berlusconi) ha rimandato la mente degli italiani alle problematiche penali del capo del Governo e, di conseguenza, si può definire come una sconfitta dello stesso, viste le alte probabilità di utilizzo di tale legge come deus ex machina per le sue vicende penali. In questo senso è lecito dichiarare un vincitore ed uno sconfitto.
D'altro canto si può affermare anche che molta gente si è presentata ai seggi perchè l'interesse verso il nucleare e l'acqua pubblica ha riacceso il suo senso civico, lasciato purtroppo a impolverire in tutti questi anni. Ci sono vari aspetti da tenere presente, anche perchè chi ha votato non è detto che sia di una sola parte politica e non è scontato che la pensi come tutti gli altri sul fronte degli sconfitti e dei vincitori.
E' stato chiesto al paese di esprimersi su alcune questioni importanti; il paese ha votato basandosi sulle proprie idee, non sulle ideologie dettate dal capo di un certo partito.
Adesso ogni cittadino dovrebbe coscienziosamente riflettere sull'esito del voto e trarne le proprie giuste conclusioni: i politici dovrebbero obiettivamente capire che gli italiani hanno definitivamente detto NO a acqua privata, nucleare e legittimo impedimento; chi ha votato, consapevolmente deve rivalutare le idee che ha nei confronti di chi non voleva raggiungere il quorum e aspettarsi che vengano presi i dovuti provvedimenti. Chi non è andato a votare per scelta.. beh essendo stato in silenzio per tutto questo tempo, può continuare a starci senza problemi, ma magari scendendo (sempre con religioso silenzio) da quel carro ormai stracolmo di entusiasti.

giovedì 9 giugno 2011

IL SILENZIO DEGL'INCOSCIENTI

Le date del Referendum: 12 e 13 Giugno
Premetto che non sto cercando di fare retorica e cadere nella banalità. Questo post non vuole far parte della catena di Sant'Antonio sul Referendum per informare quando saranno le votazioni. Credo sia risaputo che finalmente il 12 ed il 13 Giugno si andrà a votare, dopo tutta la pubblicità, le date sbagliate e l'informazione tardiva che ci sono state in questo periodo. Diciamo che, almeno in Italia, tutti dovrebbero sapere anche i motivi per cui è stato indetto un referendum cosiddetto abrogativo: l'acqua, il nucleare, il legittimo impedimento; per dire No si vota SI' e per dire Si si vota NO..
Sinceramente non sono interessato a spiegarvi i motivi per cui occorre mettere una X sul SI anzichè sul NO o  viceversa, perchè l'unica cosa che mi preme sottilineare è l'importanza del raggiungimento del Quorum, ovvero che almeno il 50% + 1 degli aventi diritto di voto faccia la sua parte da cittadino italiano e vada ai seggi. 
Non è necessaria la propaganda, non occorre che un partito suggerisca al cittadino cosa votare e perchè, credo e spero che ognuno agisca sempre con cognizione di causa senza sprecare, prima di tutto, il diritto di andare ad esprimere un proprio parere. E' comprensibile un clima generale di sfiducia per tutto ciò che riguarda la politica e i suoi rappresentanti, e "capirei" (tra virgolette) un assenteismo se l'oggetto della votazione di domenica e lunedì fosse l'elezione del nuovo personaggio politico, partendo dal sentimento ormai diffuso del "chiunque si voti si casca male uguale"; ma in questa circostanza i temi sono molto importanti e trovo impensabile che a qualcuno problemi tanto discussi e discutibili non interessino per niente.
Non concepisco come gli italiani possano essere così masochisti da buttare al vento il proprio denaro rendendo nullo un referendum. Il personale, i seggi, le schede, l'organizzazione.. tutto questo non è un servizio gratutito, bensì un insieme dispendioso di operazioni che vanno a gravare sulla finanza pubblica e conseguentemente sulle tasche dei cittadini.
Ma partiamo dai numeri, con i quali i motivi per cui si deve andare a votare diventano ancora più validi: 400 milioni di Euro di spesa pubblica per indire, gestire e controllare il referendum dei prossimi giorni.(fonte: yahoo finance) Milioni che potevano essere molto meno se fosse stato deciso di accorpare, ovvero unire, i 4 quesiti di dopodomani con le amministrative di qualche settimana fa. Ad ogni modo, questo denaro dovrà pur rifluire nelle casse dello Stato, pertanto ricadrà per forza sugli italiani.
Purtroppo non sono riuscito a trovare la fonte precisa, ma qualche giorno fa durante la trasmissione di Fazio "Che Tempo Che Fa" un ospite ha parlato della coscienza degl'italiani quando si tratta di evasione. Ha spiegato che gli italiani troppo spesso fanno l'errore di considerare lo Stato come un soggetto esterno, scisso dai cittadini, per cui quando qualcuno evade le tasse la cosa pare non importare perchè è lo Stato a rimetterci. Ma lo Stato siamo noi, l'evasore ruba a noi qualcosa che ci verrà sicuramente riaddebitato. Allora perchè permetterlo?
Chiudo questa piccola parentesi ben consapevole che il referendum e l'evasione fiscale sono due cose distinte, ma voglio cercare di estrapolare il concetto fulcro di tutto questo articolo, lasciando agli altri la dipartita tra il giusto e lo sbagliato, tra la destra e la sinistra: Il 400 milioni destinati al referendum sono nostri. Perchè mai dovreste pagare qualcosa per non utilizzarla? 
Il diritto di voto è sancito dalla Costituzione e con esso si ha la possibilità di dire che "io esisto, conto quanto gli altri e metto il mio voto. E per quanto stupida possa sembrare come definizione, anche un voto nullo è pur sempre un voto, un numero: qualcuno ha deciso (o sbagliato) così, ma almeno non è rimasto in silenzio ad attendere che gli altri prelevino soldi dalle tasche e decidano il loro futuro.

martedì 7 giugno 2011

PALLA (DEI CARCERATI) AL PIEDE

Non vorrei parlare di calcio ancora una volta, giuro, eppure mi tocca. Mi tocca, anche se mi sembra ovvio che qui non si parli più di sport, non più di guardalinee, di fuorigiochi e di palla dentro o palla fuori. E' un gioco finito, diciamoci la verità, ormai non ha più niente da dire. Ucciso da una mentalità offensiva, dal "disposti a tutto pur di vincere" e al diavolo la sportività; reso meno emozionante dalle pay tv, dalle partite spezzatino e dalle emozioni controllate: questa partita alle 12 e 30, quest'altra alle 20 e 30 in diretta mondiale, quest'altra ancora.. non so, vedremo. E adesso anche i calciatori in mezzo a tutti questi scandali, perchè non bastavano i soldi che prendono e i "diritti" che pretendono (Vedi anche.. clicca qui.). E i tifosì, poveri scemi, sono quelli che si frugano in tasca ogni domenica per andare a vedere una partita, a detta dei giornalisti, di cartello e importantissima per la classifica.

Nuovo scandalo, ennesimo, per l'esattezza, di un business (aiutatemi a trovare un'altra parola: è un gioco? uno sport?) che sembra sempre più una soap opera con mirabolanti colpi a sorpresa, dove c'è un cattivo, un buono, una vittima e il finale che non arriva mai.
Ma chi sarà il mister X del Milan? Pepito Rossi andrà all'Inter, alla Juve o al Barcellona? 
La risposta arriva con un altra domanda: Ha importanza?
E le risposte a questo nuovo quesito possono essere diverse,  ma purtroppo troppo simili.
C'è chi si esalta anche solo a fantasticare sui nomi e sulla prossima formazione che potrà fare al Fantacalcio se dovesse arrivare mister X Y o Z, o c'è chi invece non vede l'ora di comprare la maglietta originale del neoacquisto e di farsela autografare personalmente durante uno dei suoi primi allenamenti.
Perchè si sa, il tifoso è fatto di cieca passione e di piccole grandi soddisfazioni: un colpo di tacco, una vittoria nel derby, una dichiarazione d'amore alla città.. Anche se tutto questo teatrino è costruito interamente di cartapesta e spazzatura, il tifoso non lo puoi fermare, non puoi uccidergli una fede.
E' morto, il calcio, su questo non ci sono dubbi. Giocatori strapagati che vendono le partite per arrotondare, intercettazioni dalle quali si rivelano particolari incontrastabili: c'è la malavita in mezzo a tutto questo schifo.
E allora? E allora si fa presto a saltare sul carro degli incastrati, sulla pedana degli strozzinati, dalla parte di quelli che "non centro nulla, vogliono trovare il capro espiatorio". La colpa è della camorra, della mafia. Degli altri, come sempre.
In questo momento la macchia italiana si sta espandendo anche sulla serie A. Fiorentina, Genoa, Roma... nomi lanciati a caso o verità scomode? Lo scandalo si sta allargando e la sensazione è che la cosa sia una faccenda seria, enorme, ma non farà secco nessuno come sempre. Ci sarà qualche squalifica, qualche radiazione, colpiranno poche squadre tanto per dare al mondo dei colpevoli e dire "adesso è tutto a posto. The Show must go on." Tolte le erbacce dal campo di calcio si può continuare a giocare come se nulla fosse accaduto, e poco importa se il bulbo è ancora là a far crescere in futuro nuove gramigne, nuovi scandali.
Le uniche persone che possono far fermare questa giostra scassata sono sempre loro, i tifosi; quelli che non contano nulla quando si tratta di assecondare le loro richieste, le loro passioni, i loro bisogni, ma che sono fondamentali perchè sono loro che apportano soldi nelle casse di società, tv e (di conseguenza) calciatori e mafiosi.
Ma come si può dire a loro di smettere di seguire le partite, adorare, idolatrare, arrabbiarsi e confrontarsi con gli altri? Un altro gioco che permetta all'Italia di tenere buona la popolazione, di imbambolarla con i processi del Lunedì e le moviole tutte le settimane senza che essa pensi troppo agli altri veri problemi della vita, dove lo si trova? A parità di finzione ci sarebbe una valida alternativa, il wrestling, ma come canta J Ax:

Non togliermi il pallone e non ti disturbo più...sono l'italiano medio nel blu dipinto di blu..