martedì 25 ottobre 2011

QUEI 'MI PIACE' DOPO LA MORTE DI SIMONCELLI


Marco Simoncelli, il pilota che
lo scorso 23 Ottobre ha perso la vita
a Sepang (Malesia) 

L'incidente di Simoncelli è ancora impresso nella testa di moltissime persone, anche perchè è stato impossibile sfuggire a quelle tremende immagini. Da domenica mattina, quando è stata annunciata la tragica morte del pilota, i telegiornali hanno riproposto un'infinità di volte il filmato della tragedia ed ogni volta, penso quasi tutti, siamo rimasti basiti, increduli, scioccati. 
Ma come? Quel ragazzo con la testa riccioluta che parlava il romagnolo, proprio lui, non c'è più?
Non seguo molto la MotoGP, anzi, direi quasi per niente, ma quel ragazzo, anche solo vedendolo di sfuggita, passando da un canale all'altro, era impossibile da non ricordare, mentre degli altri piloti, con tutto il rispetto, ricordo a malapena il nome.

Non mi piacciono i sentimentalismi forzati, e storgo il naso di fronte alle pubbliche esternazioni di dolore da parte di gente che non lo conosceva; rimango, cioè, sempre dell'avviso che il dolore sia una cosa personale, interiore, che solo se diventa un fuoco che non si riesce a trattenere è lecito lasciarlo divampare. Per questo, forse anche con eccessivo cinismo, provo un gran dispiacere per i parenti e gli amici di Simoncelli e nulla più. Mi stupisco infatti di come altri miei amici, per nulla appassionati di motori, riescano a immedesimarsi nella parte del fan incallito che è, a ragione, straziato dalla morte del suo beniamino. Io stesso ammetto di essere rimasto sconvolto da quel fatale incidente, ed è lecito a caldo scrivere un pensiero (se si ha) sulla questione, ma spesso si tende a voler fare di più, a sentirsi parte di quel dolore, ad essere, secondo il mio personale parere, esagerati.

Sul famosissimo social network Facebook non è raro assistere ad un fenomeno particolare da parte dei suoi utenti dopo la scomparsa di qualche personaggio famoso: la crescita esponenziale della Official Fan Page del defunto. Mi sono sempre chiesto a che cosa serva tale pratica, che cosa rappresenti per l'utente cliccare MI PIACE su una pagina che sarebbe servita a ricevere aggiornamenti sul personaggio che adesso non c'è più. 
Trovo strano e al tempo stesso difficile capire come mai si debba diventare FAN di qualcuno solo una volta che questo qualcuno è venuto a mancare. E' macabra l'idea di dover morire per essere apprezzati da un così folto numero di persone, e che solo così è possibile ritagliarsi uno spazio nel cuore della gente. E' così reale la frase di Lennon "Tutti ti amano quando sei due metri sotto terra"? 
 
Da Taricone a Raimondo Vianello, da Tomizawa a Mike Bongiorno; i personaggi famosi che erano stati accantonati o che conducevano normalmente la loro vita, improvvisamente si ricordano amati da una schiera di persone che fino ad allora quasi non sapevano della sua esistenza.
Su facebook c'è la mania di voler ricordare fino all'esaurimento una persona che non c'è più, parte la gara a chi è più solidale e più triste, (Chi ci teneva di più? Io! Io!) quando invece resto dell'idea che piccoli, ma grandi gesti siano più importanti della creazione di gruppi con il nome di un 24 enne seguito da un Rest in Peace, oppure dell'ingrossamento del numero di persone a cui PIACE (adesso, non prima. Prima era normale) Marco Simoncelli, quel ragazzo che correva in moto e che abbiamo visto scivolare verso una fine prematura. Un ragazzo largamente apprezzato. Adesso.

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