Visualizzazione post con etichetta Grillo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Grillo. Mostra tutti i post

giovedì 18 aprile 2013

GLIELO SPIEGHI TU A BEPPE?

Se c’è una cosa che odio, è dare ragione agli altri. Soprattutto quando gli “altri” sono persone piene di convinzioni, difficili da disincastrare dalle loro idee anche dopo un dibattito lungo un mese. Bersani ieri sera, Mercoledì 17 Aprile, ha fatto quello che non doveva fare: dopo aver giustamente dichiarato “mai un dialogo col PDL (anche solo per un ‘passami il sale’ a tavola)”, anziché gettarsi verso l’unica parte teoricamente “sana” (il M5S, almeno in alcune idee), ha optato per un suicidio accordandosi con Silvio B. per la candidatura di Franco Marini come Presidente della Repubblica.


Per carità, brava persona questo Franco Marini. Ma l’alternativa era Rodotà, altrettanto ottimo, nome gradito al Movimento pentastellato, con cui poi il Pd avrebbe potuto instaurare un rapporto di collaborazione.
Sono amareggiato, non posso/voglio dare ragione a quello là, seppur in minima parte. Se quello là, Beppe Grullo, oggi mi esce con un post dal titolo “Inciucciamelo”, scandito dai soliti “Vaffa”, o “ve l’avevo detto che avrebbero fatto l’accordo” e “la kasta vince”, io come posso non affermare “sì, Bersanino ha fatto la minchiata?”.
Mi prude tutto per il nervoso, compresi i polpastrelli che devono scrivere queste cose.
E, premesso, non ho votato PD. Ma questo è l’harakiri di un partito che si è autoimposto la flagellazione, che vuole affossarsi con le sue mani.
E io non posso dare ragione a Beppe, mi scoccia proprio. Però non posso adottare l’atteggiamento aprioristico che detesto in tante altre persone e dare, per partito preso, contro sempre e solo a Grillo. Stavolta una frustata al Pd gliela voglio dare anch’io. 

Mi ferisce nell’orgoglio, proprio.

Caro Bersani, glielo spieghi te a Beppe che la tua non è stata una mossa sciocca?
Perché io non saprei proprio come fare. Illuminami, perché io non vorrei dire “hai ragione” a quello lì. Trova una via d’uscita, salva il mio orgoglio. E un Paese.
Spiegalo ai miei amici che hanno votato per Beppe e che da oggi gongoleranno nel chiedermi “allora? Che ti avevamo detto?”
Tra l’altro anche uno di questi, il più convinto fra tutti i grillini che conosco, si chiama Beppe. E mi ha già scritto: “stavolta dimmi che il m5s non ha ragione!?”.
(Momento "Roberta Lombardi": caro popolo di internet, cosa gli devo rispondere? Attendo vostri consigli).
Glielo spieghi tu a lui, al mio amico Beppe?


domenica 24 marzo 2013

MALEDETTI TROLLS!

DISCLAIMER: POST FINANZIATO DA PD, PDL, LN, SEL.....(ETC. ETC.)


Sto vomitando questo post perché preso da un conato ormai impossibile da trattenere e arrivatomi questa mattina leggendo quell'enorme cazzata che è il blog di Grillo.
Pare che su internet, questa è la libertà della rete, si possa dire tutto ciò che si pensa: sbraitare, offendere e sfogarsi tanto per sentirsi migliori, per stare meglio. Così ha fatto Grillo nel suo post "Schizzi di merda digitali".
Bene. Allora anche la mia terapia comincia adesso, a commentare quel belligerante coglione che è Beppe Grillo, che stamattina ha scritto questo post osceno e offensivo in cui attacca chi scrive male di lui e del suo movimento.
L'argomento è interessante, e riguarda la battaglia infinita tra quelli che commentano i post di Beppe Grullo parlandone bene e chi invece gli fa delle critiche. La permalosità e la paranoia del comico genovese hanno raggiunto livelli impensabili e l'hanno convinto a scrivere un monologo (unica cosa che gli riesce fare) in cui con grande semplicità fa una grande distinzione:
- chi parla bene del Movimento 5 Stelle è un utente reale, onesto, che vuole il cambiamento.
- chi avanza delle critiche è un troll, un infiltrato pagato dal Pd, un fake, un nickname inesistente pagato profumatamente dalla casta. Uno schizzo di merda digitale.

Io, mentre scrivo questo post
La prima cosa che mi è venuta in mente è stata una bellissima e azzeccata citazione dello stesso guru: Vaffanculo
La seconda cosa, forse un po' meno viscerale, è stata una domanda: ma possibile che proprio Grillo, ovvero colui che vorrebbe la democrazia del futuro su internet, si fidi così poco del suo portale? Che abbia l'ossessione che il suo blog, strumento di dialogo del cittadino, il futuro che avanza, sia infestato da bug, trolls e spammatori come in qualsiasi sito internet?
E su che base dice che chi scrive "ho votato il M5S ma mi sto pentendo" è un personaggio di fantasia? E' un falso?
E' così impossibile pensare che ci sia qualcuno (Dio non voglia, per carità) che abbia qualche dubbio sull'operato del Movimento? Che possa esprimere una sua idea (Grillo non voglia, per carità) senza esprimere adulazione e prostrazione? 
La risposta è sì. E tu, sì, tu, che hai scritto "non sono d'accordo" sei stato pagato dalla casta affinché scrivessi queste cose. Perché tu, anche se sei precario come noi del Movimento, tu, scrivi queste cose perché sei attaccato alla poltrona in parlamento (è veramente uno dei commenti che ho letto sul blog. Ma lo scrivono spesso).

Ah, e ovviamente non esistono fake fra quelli che idolatrano il Movimento. I fake sono solo gli "altri". E gli "altri" sono schizzi di merda digitali. Chi scrive bene del guru, invece, profuma di rose.



(p.s. ricordarsi ritenuta d'acconto su notula da presentare a (XXXBersXXXBerlXXXXVendXXMaroXXX)

venerdì 22 marzo 2013

LA MALA INFORMACIÓN!

Trovo alquanto illogico e irritante questo voler gettare fango addosso a tutta la stampa italiana senza operare alcuna distinzione. C'è questa enorme voglia di generalizzare e di additare tutti i giornalisti "contrari" al Movimento 5 Stelle come servi del PD e PDL. Quindi ogni notizia che apre con toni entusiastici è l'emblema della mala informazione, del servilismo più sfrenato e di una logica contorta volta a screditare il "guru" Grillo che, invece, è detentore della verità assoluta.


E' vero che molto spesso alcune dichiarazioni riportate sui giornali sono fuorvianti, che alcuni titoloni in prima pagina ci lasciano sgomenti. Ma bisogna anche considerare che tutto ciò rientra nel circolo vizioso e scorretto del mercato, che impone necessariamente che i giornali attirino clienti e che siano venduti sempre e comunque per far sì che l'editoria italiana sopravviva. I titoli sensazionalistici sono la diretta conseguenza di un mercato che non si può cambiare, e che costringe gioco-forza gli editori a fare marketing piuttosto che vera informazione.
Il tutto va di pari passo, però, anche con la scarsa volontà di noi italiani d'informarci veramente. Siamo noi i primi a non voler approfondire le notizie, ad accontentarci di leggere un titolo (che mai, mai, potrà riassumere un intero articolo) per placare la nostra fame di sapere. E' triste vivere l'informazione così, concordo, ma gli italiani dovrebbero sapersi muovere tra le notizie, attingere a fonti diverse e crearsi una propria idea.

Non ci dobbiamo affidare solamente a ciò che scrive l'Unità, o solo Libero, o La Repubblica o il Corriere della Sera, ma bisogna leggere la stessa notizia sui vari giornali. E compararle.
E allora, detto ciò, non si può urlare allo scandalo ogni volta che leggiamo un titolo che stravolge almeno in parte l'informazione. In un giornale online, per esempio, ogni visualizzazione, ogni click è essenziale: serve affinché il sito possa vendersi meglio agli inserzionisti; affinché possa vantare un numero di visualizzazioni e ottenere un maggiore sponsor. Nel dispersivo mondo virtuale è tristemente necessario cercare di puntare a un titolo accattivante che catturi l'attenzione dei lettori.




E' inutile e offensivo puntare sempre il dito contro qualunque informazione, soprattutto da parte di quei grillini (tanto per fare una distinzione) infervorati e che non accettano né critiche, né pareri contrari.

La soluzione non è fuggire l'informazione, sia essa veritiera o meno, e rifugiarsi in un blog altrettanto impreciso e partigiano nell'esporre le notizie. Il fulcro essenziale è proprio combattere la stampa districandovisi al suo interno, fra tutte le notizie, e imparando a decifrare quali sono gli elementi corretti e quelli sbagliati.

venerdì 1 marzo 2013

LA PERICOLOSA ONDA GRILLINA


Com’è possibile non rendersene conto?

Ho diversi amici che hanno votato il M5S. Gente che ha studiato, che continua a farlo, che reputo  intelligente, onesta, e che senz'altro ha letto sui libri di storia il modo subdolo e silenzioso con cui si forma un regime, in cui tutti hanno la stesso pericoloso ideale.

Nessuno si dissocia da quello che dice Grillo. E' perché la pensano ugualmente o perché si uniformano alla voce del capo?

Possibile che abbraccino qualunque cosa esca dalla bocca di quell’egocentrico pagliaccio?
Le parole che dice durante l'intervista alla BBC sono sconcertanti:
Questa è già una rivoluzione, è già cominciata. Non si può più fermare. Non l'ho voluta io, non è mia."
Delirio d'onnipotenza.

Praticamente è un'onda. Un'onda inarrestabile, ed è normale che la gente non l'avverta: chi ci sta sopra la surfa, la cavalca con grande entusiasmo. Allora i casi saranno due: O l'onda si sgonfierà lentamente, oppure diventerà talmente tanto grossa che sfuggirà al controllo del surfista e sarà impossibile da dominare. In ogni caso quella gente e la sua tavola finiranno nell'acqua, in ogni caso. Nella seconda eventualità, però, sarà con la privazione di una libertà o di un diritto.

Vico, i ricorsi storici, sono cose banali da ricordare. Riacciuffate un libro, prendete i vecchi appunti e rileggetevi come si genera un’onda o, per smetterla con le metafore Bersaniane, come nasce una dittatura. Certo, dittatura non si può dire. "Come sei esagerato, Alessandro."

(Dunque spiegatemi allora in che modo nasce una dittatura, e se non trovate analogie con la nostra situazione, allora potrete smettere di leggere da questo momento).


Provo a dirlo io: una dittatura nasce quando c’è una forte disperazione – economica, morale, politica e di valori – che i cittadini non sono più disposti a tollerare. Hanno bisogno di speranza, di nuova linfa per tornare a sperare in un futuro migliore. Arriva allora il carismatico di turno, il quale indica fin da subito di chi è la colpa, fornisce la più ovvia delle soluzioni e incita i suoi sostenitori a sentirsi uniti, coesi, perché solo così quest’idea potrà cambiare il paese. Poi si cerca di dare un’identità a questo partito, sempre di più, affinché si distingua dalla vecchia politica. Oggi è un modo di vestirsi, domani di salutarsi.

Proposta di un manifestante (sgrammaticata), riportata su sito del Movimento, per la quale c'è chi si dissocia, ma che rende comunque l’idea del baratro in cui rischia di scivolare il Movimento 5 Stelle se la situazione gli dovesse sfuggire di mano:


"GLI ELETTI DEL M5S SI VESTINO DI BIANCO IL PRIMO GIORNO
Per distinguervi dal grigiore degli altri - per farvi riconoscere da chi vi ha votato - per avere un impatto visivo senza precedenti quando fotografi e telecamere inquadreranno l'aula dall'alto - perchè il bianco è il simbolo di purezza, onestà e trasparenza - perchè è una cosa che non ha mai osato nessuno in nessuna parte del mondo: lasciamo un segno nella storia"
Lasciare che le cose vadano come devono andare non è la tattica migliore, caro Grillo. La politica non è viscerale, non è costruita con sentimenti istintivi, ma con la passione, la forza e la dedizione nel lavorare per il proprio paese. La politica va controllata, non dominata. Bisogna amministrare il potere che si ha, non lasciare che faccia il suo corso, altrimenti presto diventerà incontrollabile ed estremamente pericoloso.

Grillo (perché a questo punto mi pare di capire che è lui che decide e non il movimento come lui stesso invece rassicurava) faccia quello che vuole, ma che la smetta di aizzare la folla con promesse che, tra le altre cose, ora potrebbe mantenere se solo sapesse darsi una calmata e iniziasse a ragionare.

La democrazia si (ri)costruisce lentamente, non invitando i partiti che - comunque - rappresentano una grossissima fetta dell’elettorato ad andarsene.

Bene o male sono tutti al 30%, chi più e chi meno, escludendo premi di maggioranza (che comunque ha il PD), quindi la smetta di pensare di trovarsi in una posizione privilegiata rispetto agli altri.

O sul serio crede che il Movimento 5 Stelle abbia vinto le elezioni?


I militanti del Movimento gli hanno dato una grande possibilità, quindi adesso deve smetterla con la sua politica da muro contro muro e iniziare a collaborare come si fa in qualunque democrazia. Collaborare, che è diverso dall'inciuciarsi.


Ci pensi bene, Grillo, invece di frinire.


P.s. Spero di riuscire a smettere di scrivere post su Grillo. Cercherò di guarire al più presto.

mercoledì 27 febbraio 2013

BRAVO M5S, MA GRILLO SI FACCIA DA PARTE

Il Movimento 5 Stelle è praticamente il vincitore di queste elezioni e mi sta bene.

Mi sta bene, nonostante non abbia mai visto di buon occhio, e continui a farlo, chi predica facili soluzioni senza spiegare il modo in cui potrà applicarle; eppure lo fa, basandosi molto sull'entusiasmo e la rabbia, due sentimenti che perlomeno smuovono le persone, anche se non sempre verso le giuste direzioni.
Ma tutto sommato mi sta bene. Ormai è andata, e mi auguro vivamente che un partito tanto acclamato come quello del 5 Stelle possa veramente cambiare qualcosa. Sono scettico, lo ammetto, ma ormai è passato dall'essere concorrente a convivente politico, quindi ciò che sceglierà, bene o male, sarà per il bene di tutto il paese. 

A questo punto, però, mi aspetto delle risposte coerenti sul caso Grillo. Il Movimento e Grillo sono sempre state due cose scisse e definite. In molte discussioni ho notato che diversi militanti ci tenevano a precisare che "Grillo non è il Movimento, è solo un rappresentante, un delegato" e anche "Non pensate a lui, pensate alle idee che esprime, quelle insite nei suoi discorsi". 

Quando avanzavo delle proteste sullo stile scorretto - a mio dire -  e ignorante del comico genovese, venivo sempre stoppato perché tanto non era lui a costituire il Movimento, quindi i suoi "errori" si dissociavano dal partito che lui stesso aveva partorito.
Il Movimento è fatto di cittadini comuni, di gente come me e te, mi sentivo dire.

Quindi bisognava premettere che il genovese sarebbe stato semplicemente un coordinatore esterno, uno che avrebbe parlato con il suo carisma, ma che poi, a obiettivo raggiunto, avrebbe lasciato il posto a chi in Parlamento ci sarebbe andato davvero (lui no, dichiaratosi incandidabile secondo un corretto principio di coerenza: chiede un parlamento pulito e lui, in quanto condannato, non ne farà mai parte).
Allora oggi leggo sul suo blog il post "Bersani, Morto che parla" in cui si dimostra più egocentrico e fissato di quanto non volesse far credere finora.
Innanzitutto ne contesto, oltre che il contenuto, anche lo stile con cui si rivolge ai suoi interlocutori. Rigor Montis, Waterloo Veltroni.
Tutti soprannomi che potevano divertire quando la protesta veniva da lontano, era sincera e quasi divertiva. Ma adesso che il Movimento è dentro, che deve necessariamente collaborare per costruire e non più smontare, ci si attende che i toni siano perlomeno più seri.

Mi lascia perplesso anche la chiusura di Grillo al Pd senza che abbia interpellato coloro che l'hanno fin qui sostenuto, quelli che hanno creduto in una democrazia piena e diretta, anche su internet. E m'infastidisce pensare che il suo attacco a Bersani possa derivare da fatti personali. Non a caso, nell'elenco di citazioni che ha riportato nel post per spiegare i motivi per cui non accetterà una fratellanza col PD ci sono solo attacchi che Bersani avrebbe rivolto a Grillo (e Grillo soltanto), quindi non al M5S, in quanto due cose diverse. Grillo non è il M5S, lo rappresenta solamente. Ciò che contano sono le idee.
E io in quelle idee adesso ci voglio almeno sperare. Il comico Grillo non mi piace, ma attaccare lui non significa necessariamente sminuire la bontà di un Movimento, che invece sarà fatto senz'altro da persone oneste e capaci.

Beppe Grillo ha dato una scossa forte, ma il suo tempo è finito. Lasci conoscere alla gente che l'ha votato e all'Italia intera chi governerà il nostro paese. Li faccia parlare quelli che ha tenuto all'ombra dei suoi comizi. Adesso è finito il tempo dei Vaffa e degli schiaffoni metaforici.
Mi aspetto e spero che il Movimento si evolva in qualche cosa di concreto, che compia un processo di crescita intellettuale e politica, così come il paese che governerà (insieme al PD, mi auguro).

giovedì 11 ottobre 2012

IL "RAFFREDDORE" GRILLO

Premetto che ammiro molto quei cittadini che grazie a Grillo hanno deciso di partecipare attivamente alla vita politica del loro paese. Fanno bene, è giusto che l'Italia si svegli dal suo torpore, reagisca e cambi volto. Ma vorrei, allora, che mi spiegassero il motivo concreto della traversata che il fondatore del M5S ha compiuto ieri mattina. Vorrei sapere perché, partendo dal voler cambiare il Bel Paese, si finisce con l'utilizzo di antichi mezzucci di propaganda e di concetti banali rivenduti come prodotti innovativi.

Francamente non capisco il motivo della nuotata di Grillo dalla Calabria alla Sicilia e il suo modo di fare NON  politica, il suo voler essere differente facendo, paradossalmente, le stesse identiche che già avevano fatto altri. Perché se fatto da lui tutto sembra illuminarsi di una luce nuova, semplice, ma divina?

L'uomo del cambiamento che usa lo stesso linguaggio divertente, scurrile e "vero" di un Berlusconi qualsiasi.

"Altolà al paragone!" 

Eppure in un certo senso, con le dovute proporzioni, delle sottili modifiche, è la stessa solfa.

Grillo credo abbia lo stesso principio del virus del raffreddore: si modifica quel tanto che basta da non permettere alle nostre difese immunitarie di riconoscerlo e respingerlo, e quindi ha libero accesso al nostro sistema e ci indebolisce piano piano. Se proprio vogliamo usare il linguaggio di Grillo, ci rincoglionisce.
Dopo tanti starnuti, colpi di tosse e mal di stomaci causati dall'attuale classe politica, tutto il resto ci sembra un vento nuovo, una brezza primaverile per la quale non è necessario uscire col giubbotto. Ma sì, ormai è estate, esco a maniche corte!

Grillo che cavalca le onde del mare per giungere in Sicilia, un clamore mediatico degna di un impresa eroica. Se i messaggi che vogliamo diffondere sono "agire", "operare", "fare qualcosa di concreto", che senso hanno queste metafore, queste traversate?


Ho diversi amici che lo sostengono e per questo molto spesso mi cimento in approfondite discussioni sulla reale capacità che può avere questo il suo movimento. Tralasciando l'aspetto politico e tedioso della collocazione del M5S a destra o sinistra (materia di difficile definizione anche per Giorgio Gaber in una sua celebre canzone), mi chiedo se veramente sia questo il massimo che possiamo aspettarci come alternativa alla politica di oggi: un movimento costruttivo, sì, ma a mio parere molto astratto e ipotetico, quasi utopico.

"Preferiresti rimanere così?" m'incalzano sempre alcuni amici quando si acuisce la discussione.
"No, ma non credo affatto che lui sia l'alternativa valida." Abbiamo talmente paura del futuro, che abbracciamo la prima cosa che ci capita, l'importante è che abbia un aspetto minimamente differente.

Io non sono dalla parte della classe politica attuale, ma credo semplicemente che essa dovrebbe essere noiosa. Preferisco un linguaggio più forbito piuttosto che uno da bar.
Preferisco avere uomini di cultura e dalla dialettica un po' di nicchia piuttosto che i parlatori del popolo. 
La dialettica è un'arma a doppio taglio: fa capire, ma allo stesso tempo persuade. 
Come quando Berlusconi dichiarò: "abolirò L'ICI" e tutti compresero al volo perché parlò il linguaggio della gente. Fu chiaro e diretto.
O quando la Lega Nord grida "islamici di merda!" che non è affatto suscettibile di diverse interpretazioni.

Sulle ali dell'entusiasmo o della disperazione si ottengono sempre i maggiori consensi, con gesti semplici e parole comprensibili anche da un bambino: CIAF CIAF!