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martedì 19 febbraio 2013

E L' 'OSCAR' VA A...

Regina Coeli.

In galera.
Difficile che il "Blade Runner" - così era soprannominato - riesca a vincere questa battaglia, stavolta legale. L'altra era più diplomatica, etica, morale, e aveva sollevato e suscitato molte polemiche. C'è chi s'era schierato a favore della sua scelta (gareggiare insieme ai normodotati) e chi invece era contrario (avere le protesi non è la stessa cosa che avere due gambe). Sinceramente io sono sempre stato fra quelli che non reputava giusto farlo gareggiare alle olimpiadi. Chi corre deve avere pari vantaggi e pari svantaggi. E Pistorius, nonostante dopo attentissime valutazioni fosse risultato non avvantaggiato dalle protesi, non potrà mai, per esempio, fermarsi per una tendinite, o una distorsione alla caviglia. Sembrano stupidaggini, ma se ci pensate è vero. Comunque.. non dilunghiamoci troppo.
E quello che è successo la scorsa settimana al corridore è solo un pretesto per ritornare sull'argomento ed esprimere i miei dubbi sulla sua reale onestà sportiva, soprattutto dopo che in seguito aveva voluto correre anche alle paralimpiadi (Ma come? dopo tutta questo ambaradan per dichiararti "normale"?).


Il resto si lascia alla storia, alle sentenze, alle indagini. Non mi piace la giustizia sommaria, facilona e immediata, però pare proprio che il profilo di Pistorius si stia delineando in una maniera del tutto macabra, insospettabile: si parla di un uomo irascibile, appassionato di armi e gelosissimo. Ma quanti ce ne saranno al mondo come lui? Eppure mica tutti sparano alla propria fidanzata. 

Chissà. Intanto l'uomo si sgretola, il mito scompare e il premio si tramuta in qualcosa di orrendo, proprio come se durante la notte degli oscar qualcuno storpiasse il finale. 


And the Oscar goes to... jail.

venerdì 20 luglio 2012

SALVIAMO SARA TOMMASI

Questo post già lo odio, perché in poco tempo rischierò di trovarmelo fra gli articolo più letti, secondo forse solo al post su Belen Rodriguez - ma il motivo è da ricercare esclusivamente nel titolo esplicito e incoraggiante che gli avevo dato. Per questo il titolo di questo post non è "IL VIDEO HARD DI SARA TOMMASI" - che è costituito statisticamente dal 90% delle parole attualmente più ricercate su Google -, ma è più semplice, quasi compassionevole. Salviamo Sara "fiorellino" Tommasi.
I miei intenti, lo dico subito, non sono affatto benevoli nei confronti di questa - come la vogliamo chiamare, velina? soubrette? attrice? ballerina? - ragazza.



Sara Tommasi è pazza. L'ha detto la televisione, l'hanno detto i genitori, l'ha detto l'avvocato, lo pensano un po' tutti. Ma mica da adesso, eh?
Ma il fatto è che ha superato il limite: va bene mostrare la tua patagnocca in televisione, o nel camerino di qualche agente, o in qualche Bunga Bunga, o per contrastare il signoraggio delle banche, ma mostrarla così, senza neppure una parvenza d'ipocrita pudore.. no!

E' un peccato, perché finché lei si svestiva per protestare contro le banche io ci avevo creduto. Tutti ci avevano creduto e avevano pensato al messaggio che lanciava. Solo gli zozzi pensavano a guardarle il culo. Zozzi, cafoni e privi di senso civico. Qualcuno pensi alle banche, porca miseria!

Piccolo appunto: adoro le ragazze che si spogliano per protesta. No alle pellicce, via i vestiti. No alle banche, via i vestiti. E pensare che un tempo i monaci si bruciavano in piazza per protestare. Le mode cambiano, poveri loro. Ad averlo saputo prima, che bastava spogliarsi.

Parlavamo della pazza che ha superato il limite. Sì, perché fare la maiala in televisione è solo showbusiness e se non condividi questo pensiero sei un moralista; mentre fare un porno va troppo oltre, sei una zoccola. E che il pubblico non si azzardi a pensare che la linea che divide lo showbiz dal pornmovie sia talmente sottile da non vedervi una sostanziale differenza. La differenza c'è, eccome: lo show è visto dal pubblico italiano, il pornmovie solo dai depravati. Semplice, no? La prima è arte, la seconda è oscenità. 

E Sara Tommasi intanto smentisce tutto dopo aver fatto il passo più lungo della gamba: Mi hanno drogata. Ho un chip alieno nel cervello che mi dice di fare cose cattive. Era una sosia, quella nel film. Per ultima, ho il cancro al fegato.
Vi ricorda qualcosa? A me sì, questa famosissima scena tratta dal film The Blues Brothers:



Adesso però dobbiamo aiutarla tutti. Vi prego, non sparate sulla croce rossa, non accanitevi troppo. E' una persona che ha perso il cervello, oltre che la dignità.
Siamo d'accordo, aiutiamola. Ma questa è una persona che ha perso la testa avendo i soldi, come la classica viziata che si è rovinata dalle droghe, dal "successo" e da chissà cos'altro. E che dovremmo fare, non parlarne per aiutarla a uscire da questo tunnel e rischiare di rivederla fra qualche anno in tv?

(Visto che adesso va di moda, conosco gente che per protestare a suo favore si spoglierebbe. Subito, all'istante. Deja vu.)

Voglio dire: chi se ne frega della Sara Tommasi? Che si riprenda presto, vada in clinica, si curi e vada a fare qualcosa di utile.

Quindi Sara Tommasi è pazza adesso. Ma vi prego, vogliamole bene. Stiamole vicino. 
Ehi.. non così vicino!

domenica 15 luglio 2012

SCUOLA BENITO MUSSOLINI. PERCHE' NO?

"Perché non intitolare una scuola al buon maestro Benito Mussolini?"
S'è chiesto con grande semplicità il consigliere regionale PDL Giovanni Iotti, tanto che ha deciso di passare dalla teoria alla pratica: vuole presentare l'arguta proposta al prossimo consiglio comunale. Magari si aspetterà di ricevere qualche complimento per la dovizia di particolari con la quale giustifica le sue intenzioni:

"Non intendo esaltare la figura del Mussolini capo del partito fascista. Intendo invece far ricordare la figura di Benito Mussolini insegnante nelle scuole elementari".

Ah, ecco. Allora sì, chiedo venia, signor Iotti. E io che per un attimo m'ero lasciato sfuggire il solito moralismo da comunista indottrinato. E io che avevo pensato per un secondo che volesse ricordare il Mussolini despota. Mi sbagliavo, mi sbagliavo alla grande. 
Tutt'altra faccenda, questa qua: Mussolini era il gran maestro. Maestro di rispetto, nei metodi d'insegnamento, nella tolleranza e nello zelo.

"Ne hanno sentito parlare come di un maestro severo, ma bravo e preparato."

Un po' severo.
Ma ci sta, dai. Anche la mia insegnante di Matematica era incazzosa.



Poi se qualcuno associa erroneamente il "Duce" Mussolini con il "Prof", allora è facile scatenare reazioni così forti. La questione morale, il "me ne frego" e il delitto Matteotti sono solo piccole macchie con cui si sporca qualunque maestro di elementari.
Era un dittatore, eh. Ma vedessi come insegnava il latino. 

Anche la mia maestra di matematica, vuoi che non abbia mai fatto picchiare qualcuno che le obiettava l'utilità del Teorema di Ruffini?

Un po' come l'elettricista stupratore citato da Roberto Benigni, e sempre relativamente alle grandi gesta del Benito: Ha abusato della moglie e della figlia del cliente, ma non lo si può certo biasimare, dato che ha fatto un impianto idraulico eccellente.



E Iotti che ci aveva pensato così intensamente, la notte, a questa proposta. Gli dev'essere apparsa in sogno, chissà.
Anche il Mussolini padre pare che non fosse niente male: un padre amorevole e delicato. Facciamo la festa del Papà e chiamiamola Benito.
Festa del papà, e non del "Papi". Quella è già occupata..
Oppure, se tanto non dobbiamo considerare la loro parte politica possiamo creare un'Istituto d'arte intitolato a Adolf Hitler. Il pittore, certo.
Purtroppo la gente si ricorda di lui solo per quel partitone di Risiko finito male. Ma in realtà aveva un grande senso artistico, dava delle pennellate...

Non è una provocazione, è un dato di fatto. Se è lecito ragionare in questo modo, allora tutti quanti possiamo trarre ispirazione dalle virtù più nascoste di tanti altri personaggi del passato per intitolare a loro nome qualche istituto pubblico o privato.

Avanti, allora, con le proposte: quali sono i personaggi storici che vorreste rivalutare umanamente o professionalmente intitolando a loro nome un'istituto statale?

venerdì 2 marzo 2012

L'UOMO CHE FISSAVA LE PECORE

Il caso "Pecorella" ha suscitato così tanto clamore che adesso parlarne è veramente difficile. Come se fa a parlarne senza cadere in contraddizioni o senza aizzare una delle due parti? Una delle due parti, esatto, come se ci fossero due schieramente divisi: da un lato c'è il buono, e dall'altra il cattivo.

Vi deluderò, ma secondo me, partendo con i presupposti associativi Manifestante=buono e Carabiniere=cattivo, non si va da nessuna parte. Così come non è giusto invertire i ruoli e lasciarsi vilmente andare a espressioni come “Il carabiniere doveva spaccargli la testa, a quel cretino!” 
No, non ci siamo. Svestiamoli un attimo, leviamo loro le bandiere e le divise, e pensiamo alla faccenda senza abbandonarci a pregiudizi. Sgombriamo un attimo la testa di tutti i pessimi precedenti tra cittadini e Forze dell'ordine, ogni volta che c'è stata una manifestazione (sportiva, sociale, o politica). Solo così si può evitare che la nostra obiettività sia offuscata da rancore, odio e spirito vendicativo, e si possa così vedere il fatto per come si è svolto.

Vogliate notare fin da subito che questo post non ha alcun etichetta (o Tag) riferito alla questione Torino-Lione, TAV, No TAV eccetera, perché credo che il caso pecorella scinda da tutte le proteste che vengono fatte, - giustamente o no, non sono certo in grado di darvi delucidazioni – sul caso in questione.

La storia la sapete già, ma ve la ripeto estraendola da ogni contesto socio-economico-ambientale, perché altrimenti finirei inevitabilmente col far pendere l’ago della bilancia a favore di una delle due parti (anch’io, mio malgrado, ho un mio parere):
Un ragazzo, Marco Bruno, si è posizionato di fronte ad un carabiniere e, diviso da un guardrail, con aria di sfida, sdegno e coraggio, lo ha sbeffeggiato per un pò.

Va bene, forse è una descrizione troppo striminzita. Allora diciamo che il ragazzo era un manifestante che, visto il clima di tensione che si è acceso per alcuni comportamenti scorretti/illegali adottati dalle forze dell'ordine, ha deciso di prendersi una sua rivincita a parole ed ha preso di mira il primo carabiniere che gli è capitato. A parole, certamente. E' chiaro che c'è una differenza sostanziale tra una manganellata ed un insulto, ma ripeto, lasciamo per un attimo le diatribe infinite tra istituzioni e manifestanti. Non ne usciremmo più, e ripeto, per ora non voglio illuminare tutto il quadro generale, ma solo questo piccolo fatto riposto in un angolo.
La critica, o comunque il suo contenuto, dev'essere fatta con intelligenza e rispetto, se non per le istituzioni, almeno per la persona che le rappresenta. Anche se la critica può essere alimentata da una rabbia irrazionale, deridere un ragazzo e provocarlo in continuazione in attesa di una sua reazione è un comportamento piuttosto infantile e stupido. 
Si è trattato probilmente di un semplice atto di sbruffonaggine e di coraggio fini a sè stessi, che però, purtroppo, hanno allontanato l'attenzione dal fulcro principale della questione. Il classico fumo negli occhi, insomma.
Adesso l'attenzione s'è spostata tutta su questo ragazzo che di sua iniziativa ha deciso di ritagliarsi uno spazio sui telegiornali di mezzo mondo.
E come sempre capita, entrambe le parti hanno colto l'occasione per strumentalizzare l'accaduto; una parte definendo tutti i manifestanti dei maleducati irrispettosi, l'altra parte condividendo il gesto inutile del ragazzo.

Proprio quello di cui la manifestazione non aveva bisogno, una (per l'appunto) pecora nera che rischia di creare un'etichetta negativa su tutti quelli che da anni stanno lottando per diffondere le loro idee con organizzazione, rispetto e civiltà.
Il percorso previsto per il TAV che andrà da Torino a Lione

Concludo quindi dicendo che Marco Bruno non rappresenta nessuno se non sè stesso. Ricordiamolo, visto che tutte le volte che accade un fatto rilevante si deve sempre mettere in mezzo la politica, strumentalizzare il caso e assegnare una parte. Loro sono i cattivi, gli altri i buoni. E viceversa.
Semplicemente mi è sembrato inopportuno sbeffeggiare un' altra persona ben sapendo che quest'ultima non poteva (e soprattutto doveva) reagire. Oltretutto il ragazzo (che a questo punto chiamare manifestante è quasi un azzardo) non ha neanche argomentato niente di sensato, non ha offerto nessuno spunto per intraprendere una discussione intelligente. Ed è un peccato, perchè vista la visibilità che aveva, avrebbe potuto dare spunto a delle riflessioni importantissime e dare maggiore risalto al problema del TAV che, al contrario, ha estremo bisogno di ascolti e chiarimenti.

A tal proposito,quindi, non voglio perdere l'occasione di invitarvi a seguire bene la questione TAV/NO TAV, partendo da uno dei link che segue e via via navigando sulla rete in cerca di fonti attendibili, cosicchè possiate farvi un'idea complessiva sulla vicenda che coinvolge l'Italia (e non solo) da oltre vent'anni.

martedì 7 giugno 2011

PALLA (DEI CARCERATI) AL PIEDE

Non vorrei parlare di calcio ancora una volta, giuro, eppure mi tocca. Mi tocca, anche se mi sembra ovvio che qui non si parli più di sport, non più di guardalinee, di fuorigiochi e di palla dentro o palla fuori. E' un gioco finito, diciamoci la verità, ormai non ha più niente da dire. Ucciso da una mentalità offensiva, dal "disposti a tutto pur di vincere" e al diavolo la sportività; reso meno emozionante dalle pay tv, dalle partite spezzatino e dalle emozioni controllate: questa partita alle 12 e 30, quest'altra alle 20 e 30 in diretta mondiale, quest'altra ancora.. non so, vedremo. E adesso anche i calciatori in mezzo a tutti questi scandali, perchè non bastavano i soldi che prendono e i "diritti" che pretendono (Vedi anche.. clicca qui.). E i tifosì, poveri scemi, sono quelli che si frugano in tasca ogni domenica per andare a vedere una partita, a detta dei giornalisti, di cartello e importantissima per la classifica.

Nuovo scandalo, ennesimo, per l'esattezza, di un business (aiutatemi a trovare un'altra parola: è un gioco? uno sport?) che sembra sempre più una soap opera con mirabolanti colpi a sorpresa, dove c'è un cattivo, un buono, una vittima e il finale che non arriva mai.
Ma chi sarà il mister X del Milan? Pepito Rossi andrà all'Inter, alla Juve o al Barcellona? 
La risposta arriva con un altra domanda: Ha importanza?
E le risposte a questo nuovo quesito possono essere diverse,  ma purtroppo troppo simili.
C'è chi si esalta anche solo a fantasticare sui nomi e sulla prossima formazione che potrà fare al Fantacalcio se dovesse arrivare mister X Y o Z, o c'è chi invece non vede l'ora di comprare la maglietta originale del neoacquisto e di farsela autografare personalmente durante uno dei suoi primi allenamenti.
Perchè si sa, il tifoso è fatto di cieca passione e di piccole grandi soddisfazioni: un colpo di tacco, una vittoria nel derby, una dichiarazione d'amore alla città.. Anche se tutto questo teatrino è costruito interamente di cartapesta e spazzatura, il tifoso non lo puoi fermare, non puoi uccidergli una fede.
E' morto, il calcio, su questo non ci sono dubbi. Giocatori strapagati che vendono le partite per arrotondare, intercettazioni dalle quali si rivelano particolari incontrastabili: c'è la malavita in mezzo a tutto questo schifo.
E allora? E allora si fa presto a saltare sul carro degli incastrati, sulla pedana degli strozzinati, dalla parte di quelli che "non centro nulla, vogliono trovare il capro espiatorio". La colpa è della camorra, della mafia. Degli altri, come sempre.
In questo momento la macchia italiana si sta espandendo anche sulla serie A. Fiorentina, Genoa, Roma... nomi lanciati a caso o verità scomode? Lo scandalo si sta allargando e la sensazione è che la cosa sia una faccenda seria, enorme, ma non farà secco nessuno come sempre. Ci sarà qualche squalifica, qualche radiazione, colpiranno poche squadre tanto per dare al mondo dei colpevoli e dire "adesso è tutto a posto. The Show must go on." Tolte le erbacce dal campo di calcio si può continuare a giocare come se nulla fosse accaduto, e poco importa se il bulbo è ancora là a far crescere in futuro nuove gramigne, nuovi scandali.
Le uniche persone che possono far fermare questa giostra scassata sono sempre loro, i tifosi; quelli che non contano nulla quando si tratta di assecondare le loro richieste, le loro passioni, i loro bisogni, ma che sono fondamentali perchè sono loro che apportano soldi nelle casse di società, tv e (di conseguenza) calciatori e mafiosi.
Ma come si può dire a loro di smettere di seguire le partite, adorare, idolatrare, arrabbiarsi e confrontarsi con gli altri? Un altro gioco che permetta all'Italia di tenere buona la popolazione, di imbambolarla con i processi del Lunedì e le moviole tutte le settimane senza che essa pensi troppo agli altri veri problemi della vita, dove lo si trova? A parità di finzione ci sarebbe una valida alternativa, il wrestling, ma come canta J Ax:

Non togliermi il pallone e non ti disturbo più...sono l'italiano medio nel blu dipinto di blu..