lunedì 9 settembre 2013

10 FOTO CURIOSE DA NEW YORK

No, non bastava il resoconto giornaliero che vi siete sorbiti in quelle mie due settimane tra New York, Niagara Falls e Toronto.
Ecco il momento tanto (in)atteso: il momento delle foto. Perché in vacanza se ne scattano sempre tante, perdipiù con l'intento di mostrarle a tutti quanti una volta tornati.
Tra uno sbuffo, una palpebra che si chiude e uno sbadiglio soppresso, tutti siamo incappati almeno una volta nelle lunghissime e noiose diapositive.

Quindi ecco le mie, ma non disperate. Sono solo 10, sono quelle che io reputo più interessanti e, soprattutto, non sono diapositive. Nemmeno foto. Chiamatele pictures, che rendono tutto molto più digeribile (ed hanno un'aria più aristocratica, del tipo: "Ah, che sciocco: non sono volgarissime foto. Sono Pictures! Dentale-labiale: pictures..").

Dunque, partiamo!

1. IL MOMA! -
Sottotitolo: "perplessità numero 1". Perché il Moma ti riempie davvero di tante perplessità.
Ora, io non sono un artista, e non sono neanche moderno. Ma qualcuno mi spieghi che cos'è quell'affare, o perlomeno cosa rappresenta. Questa è la mia interpretazione:
Sono tre pupazzi, due adulti e un neonato. Sono fatti con delle calze riempite con della carta, o del cotone, o qualcosa del genere (leggi qui) A parte che mi ricordano tanto delle semplici bambole svestite, ma poi quale tipo di scena degradante stanno rappresentando?
Un bambino che ha fatto il bagno, e un padre (una madre) che lo sta pulendo con una mano che - non dimentichiamo, è una calza riempita con della carta, o del cotone occhennesò - sembra tanto un piede. Quindi a parer mio è dritto dritto un calcio nella faccia. Attendo delucidazioni.

2. JUMPERS! -
Cosa ci fa un nero, nudo, di fronte a delle povere turiste? Prima che possiate pensare a qualcosa di eroticamente perverso, dando sfoggio di tutta la vostra cultura in merito, ve lo dico io.
Sono degli Street Jumpers, ovvero dei ragazzi che saltano per la strada. Mettono la musica, raccolgono qualche ignaro disgraziato dalla strada, lo mettono in fila con altri poveretti, e partono con lo spettacolo. Scommettiamo che riuscirò a saltare tre, anzi quattro, anzi 5 persone in fila?
Ci riesce? Vedere per credere. Intanto divertono il pubblico con qualche gag e ogni tanto raccolgono qualche dollaro. Uno spettacolo gratuito (quasi) trovato vicino a Ground Zero (leggi qui), ma potete trovarlo un po' ovunque.

3. TOMBINI -"Ma che fai, le foto ai tombini?". Infatti immaginatevi l'imbarazzo di sentirmi osservato dagli altri turisti mentre facevo questa foto. Però, dai, non la trovate curiosa?
E' come in quei film noir, dove sta per succedere qualcosa di brutto. Uno sprovveduto corre per i vicoli di New York, è tutto buio, c'è solo il fumo. Nuvole di fumo che fanno tanto dark, quasi horror.
E all'improvviso sbuca il cattivo.
Zac! E' un cliche ricorrente. Lo sprovveduto muore.

Oppure si salva perché c'è Batman che interviene dall'alto. Vabbè, sto mescolando un po' di storie. Spero abbiate capito.

4. ZIO SAM -
Dall'11 Settembre, e poi dalle bombe di Boston, sono cambiate molte cose negli Stati Uniti in materia di sicurezza. In primis questi cartelli che potete vedere un po' ovunque. "Se vedi qualcosa, dì qualcosa".

Tutti possono contribuire alla lotta al terrorismo chiamando a quel numero e raccontando in forma anonima ciò che hanno visto o sentito.

Qui ero a Staten Island (leggi qui), in attesa dell'imbarco per tornare a Manhattan, ma cartelli simili li ho trovati anche in metro.

Se trovate una valigia o uno zaino incustoditi dovete farlo presente al personale MTA.
Questo è il modo per aiutare la propria comunità a vivere in totale sicurezza. Sperando basti.

5. MONOCICLO -
A New York ci sono talmente tanti tipi diversi di persone, che anche il più strano passa inosservato.
Qui ero a Central Park (leggi qui), seduto su una delle tante panchine che il parco offriva.

All'improvviso arriva il "bomber di giornata". Lo sportivo vestito da professionista, con scaldamuscoli e tutina da ciclista a stelle e strisce.

Destra, sinistra, destra, sinistra. Pedala come se stesse facendo la cosa più noiosa del mondo (cosa che forse è, in effetti) e una signora gli passa accanto senza nemmeno notarlo.
Per me, invece, è la foto numero 5.

6. WOHOOO!! -Uno dei tanti artisti di strada, o per meglio dire "di metro" che troverete a New York. Prima di prendere la metro fermatevi a guardare il ragazzo che fa i giochi di prestigio, o la cantante lirica, o il ragazzo che suona indossando mille strani strumenti addosso.

E anche mentre sarete in carrozza, fra gli altri passeggeri che ascoltano con autismo la musica del loro I-pod, qualcuno entrerà e darà vita a uno spettacolo improvvisato. Tre afroamericani che cantano, o ragazzi che fanno freestyle per racimolare qualche soldo. Una cosa molto interessante, perlomeno all'inizio.

7. UAI EM SI EI -
Cosa c'è di buono in questa foto? Solo il proposito.
Prima di partire avevo questa idea entusiasmante di farmi una foto con dei poliziotti.
Uomini duri, che rappresentano la legge, pensavo. Chissà che foto macho viene fuori. E se poi quei bestioni mi sparano il taser addosso?

Macché, dai. Glielo chiedo? Chiedo.
Cheeeeese.
Ed ecco il risultato. Una foto con i Village People (leggi qui). I sorrisi amichevoli, il poliziotto a sinistra che ammicca. E io con la maglietta di Freddie Mercury non aiuto di certo a fugare i dubbi che (lecitamente) vi possono venire. Però dopotutto è una foto simpatica, no? A questo punto evito di dirvi che mi sarebbe piaciuto provare il loro manganello. Ma a questo punto è meglio non dirlo, suonerebbe decisamente, decisamente male.

8. CANE RASTA -
E tu cosa diavolo sei? E' stata la mia prima reazione vedendo questo cane che passeggiava lungo le strade di Madison Avenue (leggi qui). Tornato a casa ho cercato su internet. Possibile che qualcuno si metta a fare le treccine a un cane? Ancora non l'ho capito, ma cercando su internet pare che sia un Puli, una razza che ha questa particolare caratteristica. Ha un pelo foltissimo e proprio per questo i peli formano queste "cordelle" lungo il suo corpo.

Il dubbio però rimane. Qualche esperto cinofilo può aiutarmi a capire?

9. DIET COKE -
Credo sia semplicemente l'immagine-simbolo della cultura del cibo americano. Non voglio cadere nello stupido pregiudizio degli americani Tutti Grassi, anche perché moltissimi sono secchi come un chiodo, altri hanno la buzza come si vede in qualsiasi divano d'Italia.
Solo che quando ne vedi uno "grassoccio", per così dire, quello là non ha vie di mezzo. Non credo di aver mai visto gente così esageratamente gonfia. E non credo proprio che soffrano tutti di qualche problema di costituzione. Quella roba lì è chiaramente in eccesso, dovuta a un'alimentazione sbagliatissima. E una dieta a base di Coca Cola (Dietetica, però).
Una riflessione che ho fatto mentre ero in America: permettersi di sgarrare può essere fatale. Qui in Italia non abbiamo così tante tentazioni come le hanno lì.
Qua mangiare fuori pasto può voler dire mangiare una pizzetta, una cioccolata calda, una crepes. Lì invece hanno tanto di quel veleno...
10. MAGIC WALL -
E' in punizione? Sta giocando a 1 2 3.. stella?
No, sta solo parlando con l'altra persona che gli dà le spalle. Siamo al Grand Central Terminal (leggi qui), in questo punto dove s'intersecano quattro vie creando una piccola piazza con il tetto a cupola.

E' proprio questa particolare disposizione che crea un effetto acustico interessante: attaccandosi a una delle colonne è possibile parlare con la persona che si trova in quella al lato opposto. Il suono sale letteralmente, segue la forma del tetto e ricade dall'altra parte.
Una specie di telefono senza fili, anzi "a colonne".


I miei racconti di viaggio li trovi con l'hashtag
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venerdì 23 agosto 2013

#NYdaily, giorno 11: VIAGGIARE DA SOLI PER METTERSI ALLA PROVA. ARRIVEDERCI, NEW YORK!


La scena è una di quelle tipiche da party finito male.
Sono sulla piccola scrivania della camera e mi sono ritagliato un posticino fra tre giornali appallottolati, una lattina di Margarita, una finita di birra Miller, una di Budweiser, una Schweppes, un'altra Budweiser e un'Heineken.

I miei due compagni di stanza si sono appena svegliati: Andrew non sembra stare così male, ma Karen è in seria difficoltà. Si tocca la testa, cerca una chiave per riprendersi il passaporto dal cassetto, deve andare al bagno, e si pente senz'altro di aver bevuto tutta quella roba, compreso il rinforzo in discoteca.
E' la ragazza che è arrivata ieri. E' colombiana ma vive in Canada, ed è simpaticissima. Finché non beve troppo.

Giusto per dare un'immagine della mia ultima mattina statunitense e dare un'idea della mia ultima notte newyorkese. E pensare che, dopo una giornata passata in Times Square, avevo pensato di passeggiare tutta la sera per il ponte di Brooklyn, stare il Wall Street, o andare a South Ferry. Roba tranquilla.
In ogni caso mi sento bene, credo di essere l'unico. Sono al computer e sto prendendo in giro gli altri due ragazzi.

Tra poco farò il check out e visiterò per l'ultima volta questa bellissima città. Il bagaglio potrò lasciarlo all'ostello, forse dovrò pagare qualcosa come 5 dollari.

Di ieri poco da raccontare. Sono stato a Times Square e mi sono fatto ipnotizzare da tutti i prodotti che vendevano, proprio tutti. A partire da Toys R Us, il negozio di giocattoli fatto di 4 piani, con tanto di ruota panoramica al centro. Non dite che i giocattoli sono per bambini, perché io ieri avrei comprato qualunque cosa. C'è quello di cui avete bisogno e tutto ciò di cui non avete bisogno ma che volete lo stesso.
E' il marketing che funziona alla grande. Così come nel negozio di M&M's, gli smarties, fatto di 3 piani e ricco di scemenze per le quali ti toglieresti un rene pur di comprarle.

Ma a parte questo, nient'altro di interessante. In questi giorni ho reso pubblico praticamente ogni mio spostamento: ho descritto la mia giornata, ho cercato di descrivere al meglio le persone che ho incontrato, i posti che ho visitato e di dare delle informazioni utili a chiunque volesse fare un salto nella Grande Mela. Ho fatto tutto, proprio io che, come scrivevo in fondo, “sono un viaggiatore inesperto” e disorganizzato. Ho viaggiato da solo e mi è piaciuto tantissimo, ancora una volta.
E' questo il consiglio maggiore che voglio dare a chiunque legga questo blog. Negli ostelli in cui sono stato ho incontrato diversi viaggiatori solitari, felici della loro scelta e curiosi di osservare il mondo da una prospettiva più personale. Perché il viaggiatore solitario non è un pazzo, un eremita che disprezza il mondo e la compagnia ed è in cerca di qualcosa che nessuno gli può dare.
Non aspettatevi da me una definizione, ma senz'altro la risposta è più semplice di quanto si immagini.
Viaggiare da soli è un'esperienza unica e che consiglio a tutti. Trarre delle opinioni personali sul mondo e, se si vuole, condividerle con un estraneo è divertente e ti arricchisce interiormente.

Ti mescoli con le altre culture, parli con loro, conosci le loro storie e ne fai tesoro. Viaggiare da solo ti aiuta a metterti alla prova: qualunque cosa ti accada, sia positiva che negativa, ti fa crescere emotivamente. Ti dà fiducia in te stesso e ti abitua a cavartela da solo.

E non dite che è noioso. O almeno non ditelo a me, che adesso sono circondato da birre e chiacchiere inglesi.

See you soon!

giovedì 22 agosto 2013

NYdaily, giorno 10: UN ALTRO OSTELLO, UN'ALTRA IDENTITA'

La mia salvezza si trova sulla 106a strada*. Non solo perché qui vi è situato il mio ostello (l'ultimo di questo bel viaggio), ma anche perché questo ostello, per quanto bruttino, o perlomeno peggiore di quello precedente, ha almeno la connessione wifi gratuita.

Quindi adesso mi trovo qui, nella scrausa lobby di un ostello senza ascensori, con le docce in comune a chiusura a tenda, e con le porte che sono fuori asse, per questo si chiudono così male.
Ma non importa, domattina sarà il mio ultimo giorno pieno a New York e potrò svegliarmi ancora presto per sfruttarlo totalmente. Dico potrò e mi viene da sorridere, perché in realtà sarò costretto a svegliarmi per via della luce che fra qualche ora entrerà dalle finestre. Un consiglio: venite negli Stati Uniti e aprite una ditta di persiane. Qui nessuno le ha, sarebbe un grosso affare. Fidatevi.

Per avere una visione più romantica della vicenda, mi basta pensare di essere in uno di quei film americani, dove il protagonista spenge la luce e si addormenta con il volto illuminato dalla luna piena. E dorme pure beatamente.

Sto tergiversando, lo so, ma il fatto è che le cose da raccontare sono poche.
Stamattina sono partito alle 6 e 30 dal Canada, abbiamo passato i cattivissimi doganieri Statunitensi e abbiamo filato dritto verso New York, pranzando a un All You Can Eat buonissimo.

La metrocard che valeva per una settimana (30 dollari, corse illimitate) è scaduta, quindi ho pagato una corsa singola (2 dollari e 75) per arrivare a qualche blocco dall'ostello e poi proseguire a piedi.

Al ragazzo della reception è bastato il mio cognome per verificare l'esattezza dei dati e fornirmi le chiavi della stanza e tutte le indicazioni del caso. E' stato molto rapido e disponibile, solo che da oggi mi chiamo Vitor Luis e sono brasiliano. Nessun errore, il cognome è quello giusto. Il receptionist ha fatto spallucce, ha sorriso e da allora mi chiama così.

La camera in cui dormo è molto carina comunque. Ha anche una piccola scrivania, un divano, una poltroncina e tre letti a castello. Io ho quello che cigola. Sopra c'è un ragazzo australiano, Andrew (28 anni), che fuma in proporzione alla tosse che ha.

Dopo cena (una pizzeria lì vicino) nel giro di 10 minuti sono arrivati anche gli altri ragazzi con cui condivideremo la camera. Un francese (Floriant, 24 anni) al quale non ho potuto non chiedergli un'opinione su Materazzi e Zidane (è stato un vero e proprio scambio culturale); uno slovacco (Andy, 26), la copia sputata di Jared Leto, arrivato a New York per fare visita dopo un anno alla sua ragazza americana; un ragazzo di Taiwan (Chen, 25), un tipo tutto particolare, che si muove e sposta le cose con una meticolosità e una pazienza che mi disturbano; e infine un Thailandese iperattivo (24 anni, ma non ricordo il nome), che ha già risolto il problema legato al caldo della stanza azionando un condizionatore rumorosissimo.

Questo è, dunque. Una giornata di transizione in attesa di fare un ultimo saluto a Manhattan, visitare le ultime cose o ripassarsi quelle che più mi hanno colpito.
Domani sarà tempo di fare il punto della situazione, fare riflessioni e incamerare le esperienze più belle di questo viaggio.

Per ora vi do una calda/fredda/calda buonanotte.

Un saluto, dal vostro amico Vitor Luis Testa.


CONSIGLI DI UN VIAGGIATORE INESPERTO:

SCEGLIERE L'OSTELLO: Sono giunto alla conclusione che, quando si tratta di confrontare i prezzi di due ostelli tenendo conto anche dei servizi che offrono, è sempre meglio scegliere a prescindere quello che costa meno. Questo perché a mio parere in una città così grande trovare un buono o un brutto ostello è una lotteria: può darsi che vi vada male lo stesso, anche se è stato scelto quello con maggiori servizi ed è costata un po' di più. Quindi tanto vale risparmiare il più possibile e sperare che vada bene, o che non sia così pessimo.

AMICIZIA: Uno dei modi più semplici per fare amicizia in un ostello è partecipare agli eventi che esso organizza quasi ogni sera. Dall'uscita in un pub alla proiezione di un film, fino al Barbeque all'aperto, queste sono le opportunità che vi verranno offerte per conoscere subito nuove persone.

METROCARD: Le opzioni che offre la MTA, la compagnia che gestisce i trasporti newyorkesi, sono diverse e molto utili. Se avete intenzione di prendere spesso la metro fate il biglietto da 30 dollari (corse illimitate per 7 giorni); oppure la ricaricabile a partire da 9 dollari; infine la corsa singola (da 2 dollari e 50).

ALL'AEROPORTO JFK: Se all'andata per stanchezza e per non perdere ulteriore tempo avevate preso il taxi per arrivare a Manhattan, al ritorno (se non avete troppi bagagli) potreste provare a risparmiare arrivando all'aeroporto J.F. Kennedy con la metro + il treno. La linea blu (la E) e quella marrone (J e Z) sono quelle che giungono a Jamaica Center (voi però dovrete scendere a una fermata prima), poi potrete prendere il treno, l'Airtrain JFK, che vi porterà (al costo di circa 5 dollari) al vostro terminal.

* Questo è un post che avevo preparato e finito ieri notte, ma la connessione (tanto amata) ha deciso di punto in bianco di non collaborare più.

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martedì 20 agosto 2013

#NYdaily*, giorno 9: TORONTO, LA TORRE PIU' ALTA DEL MONDO E L'UNIVERSITA DI "HOGWARTS"

Risveglio in Canada e partenza immediata per Toronto, distante circa due ore di pullman. La stanchezza comincia a farsi sentire e neanche i sedili riescono a conciliare un sonno che servirebbe per ricaricarsi un po'.

Toronto è una città bellissima. Si trova sul lago Ontario (Lesson n.1: Ontario significa in indiano "Acqua che brilla") ed è tutta in continua costruzione. E' fatta inoltre di moltissimi "contrasti", ovvero sostanziali differenze tra alcuni edifici (nuovissimi e tecnologici) e altri (più antichi).

Fra le attrazioni in costruzione, c'è un enorme acquario che verrà inaugurato probabilmente a Settembre. Al suo fianco il Roger Center, ovvero la casa dello sport canadese; quest'ultimo ha la particolarità di avere un tetto a mezzaluna che si può aprire o chiudere a seconda del meteo.

Fra gli edifici sopramenzionati c'è la CN, la torre più alta del mondo, ed è lì che siamo saliti oggi. Con i suoi circa 555 metri di altezza supera abbondantemente addirittura l'Empire State Building di New York (appena 8a nel mondo per altezza). Da lassù si gode di una vista meravigliosa. Per i più coraggiosi c'è anche l'opportunità elettrizzante di passeggiare sulla parte esterna della Torre (senza barriere, ma legati con una corda) e affacciarsi a vedere il mondo laggiù.
Solo che costa circa 170 dollari. Oltre che un successivo anno dallo psicanalista, secondo me.

Da quel momento la guida ci ha condotto in svariati posti. Fra i più belli: l'antica Università di Toronto, dove (lesson n.2) è stata inventata l'insulina. Oltre al giardino esterno, ad essere meraviglioso è soprattutto l'interno dell'università. Avete presente Hogwarts, la scuola di Harry Potter? Cattedre in legno, mura e scale in pietra, finestre decorate.. E' una pregevole cattedrale dello studio.

E ancora: l'orologio il cui quadrante è fatto completamente di fiori e che esiste da 160 anni; le cascate del Niagara viste dalla parte canadese. Oggi, a mio parere, il getto d'acqua era più potente. Lesson n.3: le cascate hanno una portata d'acqua di 155 milioni di litri al minuto.
L'orologio di fiori

Mica male, no?


P.s. Domani tornerò a New York. Gli ultimi due giorni e poi finiranno le mie vacanze Americo-Canadesi. Ho provato a raccontare di tutto e di più, anche, come in questi due giorni, in condizioni difficili per via della connessione. Nel prossimo ostello non avrò quasi certamente il wifi e per me sarà estremamente complicato potervi fornire ulteriori informazioni, anche usufruendo di una connessione di qualche internet cafè.
Può darsi quindi che questo sia il mio ultimo daily-post sul blog. Gli aggiornamenti proseguiranno sulla relativa pagina Facebook, saranno brevi e molto saltuari, e quando avrò modo posterò anche le foto che non ho potuto mostrarvi in questi giorni (oggi alcune me le ha passate). Un enorme grazie a chi mi ha seguito e a chi si servirà in futuro delle mie impressioni per viaggiare a New York e Toronto!

Un saluto, e un grande in bocca al lupo!



CONSIGLI DI UN VIAGGIATORE INESPERTO

NIAGARA, TORONTO: Consiglio di costeggiare il lato canadese e di arrivare il più possibile vicini alla cascata a ferro di cavallo. Lì la vista è ravvicinata e spettacolare.

LAS VEGAS CANADESE: E' tutto una conseguenza di avere le cascate a due passi, ma merita comunque di passarci una serata. Una ruota panoramica, tanti ristoranti e mille diverse attrazioni. Un parco di divertimenti illuminato e chiassoso s'impone davanti alle Niagara Falls. Trovata molto commerciale, ma funziona ed è molto carina.

* uso ancora #NYdaily come hashtag, tanto per racchiudere tutto in un unico argomento. A questo si è aggiunto anche #CanaDaily

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lunedì 19 agosto 2013

#NYdaily*, giorno 8: CASCATE DEL NIAGARA E.. ARRIVO IN CANADA!

(Pessima connessione = neanche una foto MIA da poter caricare)
E' partito oggi anche il mio mini tour in Canada e sorprendentemente qui in albergo ho anche trovato una connessione wifi (che fa malissimo!!). Ora sono in un albergo da vero signore, con tanto di due letti matrimoniali solo per me, e un certo tepore nella stanza. Cosa voglio di più?

Ma partiamo con ordine. Stamattina partenza alle ore 6 e 45 da Amsterdam Avenue, quindi sveglia puntata alle 5 del mattino. L'inizio mi demoralizza un po'. Già non amo i tour organizzati, quelli dove ti siedi e vieni coccolato dall'inizio alla fine del viaggio; in più scopri che fra gli altri passeggeri ci sono molti italiani, perlopiù famiglie o coppiette.

Pronti, via! Il pullman si rompe. Aspettiamo un'ora all'autogrill prima di poter ripartire.
La voglia di buttarmi fuori diventa un'idea quasi concreta quando, dopo l'ennesimo "facciamo un applauso per...", la guida ci fa anche cantare Happy Birthday in tre lingue diverse, tutto per colpa del nostro autista (Winston) che oggi compie 41 anni.

Ma l'obiettivo primario di questa giornata è un altro: arrivare alle cascate del Niagara. Inizialmente previste nella giornata di domani, la guida (la gentile Zandy) modifica l'itinerario mostrandocele oggi dalla parte statunitense. E' più bella, ci dice. Ed effettivamente l'esperienza è molto emozionante.

L'enorme scarica d'acqua lanciata dalle cascate del Niagara è indescrivibile: le cascata principale, disposta a ferro di cavallo, si può raggiungere con il traghetto chiamato "Maid of Mist" sul quale ti viene fornito un impermeabile. Gli enormi schizzi d'acqua inondano completamente le macchine fotografiche, i vestiti, i capelli, tutto. Difficile mettere a fuoco, aprire gli occhi, vederci chiaro. Sei in una controllata balia della tormenta d'acqua.

Se non bastasse ci sono anche le scale da percorrere a fianco della cascata, tanto per impregnatsi un altro po' andando a piedi.

Giusto il tempo di asciugarsi, che è già il tempo di mettere mano al passaporto. Attraversando il ponte che si affaccia sulle cascate non siamo più negli States, ma nella fresca Canada, nello specifico Ontario.

Case basse, col verde giardino, la macchina parcheggiata di fianco. Insomma, la casetta di Ansel e Gretel: graziosa e invitante. Freschezza e pace. Questa è la prima impressione che mi ha dato per la prima volta il Canada.

La sera cena da Super Re sulla Skylon Tower, da cui si può godere di una vista spettacolare sulle Niagara Falls illuminate. Cena a buffet e una chiacchiera in un improbabile spagnolo con altri passeggeri.

Bienvenido in Canada!


* uso ancora #NYdaily come hashtag, tanto per racchiudere tutto in un unico argomento. A questo si aggiungerà anche #Canadaily

domenica 18 agosto 2013

#NYdaily, giorno 7: IL MERCATO DI MADISON AVENUE E IL PROSSIMO MINI TOUR

Dopo una settimana di spasso in quel di New York City, è giunto il momento di spostarsi e visitare un'altra bellissima parte degli States. Domani mattina partirò per il mini tour Niagara Falls, con vista dalla parte statunitense e canadese (Toronto).

Per questo motivo stamattina ho cercato di calcolare bene i tempi di percorrenza dal mio ostello al punto di ritrovo, sito tra Madison Avenue e la 45a strada e sono giunto alla conclusione che per stare tranquillo dovrò mettermi la sveglia alle 5 del mattino (ore 11 italiane).

E' quindi per caso che ho scoperto dell'esistenza di un lunghissimo mercato lungo gran parte di Madison Avenue. Dopotutto è Domenica, e a quanto pare ogni mondo è paese, come si suol dire.
Ho trovato quindi il modo di passare la giornata: girellando fra le bancarelle e immaginandomi di mangiare qualche leccornia di strada.

L'ho solo immaginato, però, perché dopo aver provato ogni genere di alimento trash, credo sia giunto il momento di far riposare lo stomaco e il fegato.
Come si suol dire, sono arrivato alla frutta. Letteralmente.

Ecco che vi presento la mia colazione, il "Romeo & Juliet": un frullato espresso di banana e fragola, stavolta senza zuccheri aggiunti o schifezze varie. Solo frutta frullata.
Il mercato di Madison Avenue è però tutt'altro che soli vestiti e cibo. A un certo punto, per esempio, mi sono pure imbattuto in un coro Gospel. Ed io che ho pure pagato per entrare in una chiesa e vederli. Qui era gratis...

Fra le cose particolari da segnalare, uno stand in cui vendevano delle magliette che si illuminavano a ritmo di musica. Una tamarrata, insomma.

Per tornare in ostello sono passato dal Grand Central Terminal, la stazione ferroviaria più grande del mondo per numero di banchine (44, con 67 binari), nonché teatro di numerose scene in film come Carlito's Way, Gli intoccabili, Io sono leggenda e Il collezionista di ossa.

E' stata una giornata piuttosto tranquilla e posso anche permettermi di fare le cose con estrema calma. Sistemerò la valigia e mi appisolerò, tanto a New York ritornerò fra tre giorni per gli ultimi definitivi saluti prima della partenza!
Il GCT, detto anche Grand Central Station

Spero inoltre di poter trovare, sia a Niagara che nel prossimo ostello Newyorkese il wifi, altrimenti sarà dura tenervi aggiornati. Che serà, serà...


CONSIGLI DI UN VIAGGIATORE INESPERTO

CAMMINARE PER NEW YORK: La città è enorme, me ne rendo conto. Però di tanto in tanto fatevi forza e camminate per le vie della città. Qui ogni incrocio, ogni suono, ogni persona vi riporterà dentro a un film che avete visto.
E' bello camminare sul marciapiede insieme a tantissime altre teste, vedere i tipi di persona diversi l'uno dall'altro: c'è il trasandato, il manager, lo sportivo, la diva, l'appena svegliato, il ritardatario, l'emarginato, il rapper, il vacanziero, lo stralunato, il senzatetto, il bianco, il nero, il giallo, il rosso... una miriade di persone che vi sembrerà di notare solo a voi, visto che qui ognuno va dritto per la sua strada. E' la normalità.
Oppure passeggiare e venire interrotti dal caotico suono dei vigili del fuoco, che sfrecciano, strombazzano e poi attraversano l'incrocio come un neutrino.
Infine, non parliamo dei palazzi che avreti di fronte a voi. A fine vacanza avrete il torcicollo e una macchina fotografica piena di tentativi andati male. Sì, perché le foto, mai come per i grattacieli di New York, sono così poco fedeli alla realtà.
Scarpe comode, dunque, e camminare!

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#NYdaily, giorno 6: CONEY ISLAND E BUBBA GUMP!

La spiaggia, il sole, le montagne russe, i fast food, la musica e una lunga passeggiata. Questa è Coney Island, a circa un'ora da Manhattan (zona Times Square) con la metro.
Apro una piccola parentesi per ricordarvi che la MetroCard è a mio parere comodissima, oltre che essenziale: 30 dollari per prendere tutti i treni che volete per 7 giorni.


A parte questo, torniamo adesso a Coney Island. Prima di arrivare a una lunga spiaggia libera dovrete per forza fermarvi a provare le montagne russe, il Cyclone. Non sono i classici Rollercoaster che vediamo qui in Italia, sono molto particolari. A parte i classici giochi ad acqua, dove devi sparare in bocca al pagliaccio per vincere; mi hanno incuriosito anche altre attrazioni.


In questa tre ragazzi venivano tirati indietro con un elastico e poi lasciati andare improvvisamente. Una specie di fionda umana, con i ragazzi che alla fine andavano avanti e indietro finché non finiva la forza della spinta.

Un'altra era una corsa dei cavalli. Ti mettevi a sedere e all'accensione della luce verde partiva la finta gara (dato che il carrello era legato insieme): una galoppata lungo un breve tragitto fatto di curve ed accelerazioni.

Infine questo, secondo me il più particolare e divertente: delle montagne russe vissute, anziché a sedere, da sdraiati. Immaginate che prospettiva elettrizzante si possa avere da lassù.

Vi informo comunque che non ho provato nulla. Perché dopo aver messo i piedi nell'oceano (adesso posso dire di averlo fatto) e aver ammirato le sculture di sabbia, mi sono lasciato tentare dall'hot dog di Nathan's e quindi non volevo rischiare di farmi prendere qualcosa durante il volo.

La giornata a Coney Island è stata lunga ed al ritorno è arrivata la sera Newyorkese. Che dovevo fare, andare a letto senza cena? Ma neanche per sogno! Così mi sono fermato a Times Square (42'a strada) e ho mangiato da Bubba Gump!

Ricordate? "Stupido è chi lo stupido fa", oppure "la vita è come una scatola di cioccolatini..."
La famosa Bubba Gump del film Forrest Gump esiste davvero ed è anche buonissima. Al suo fianco c'è anche un market che vende solo ed esclusivamente gadget relativi al film. Ve lo dico perché anche qui i tempi d'attesa sono abbastanza lunghi. Io ho perso un po' di tempo nel negozio in attesa che mi chiamassero (dopo 25 minuti), ma alla fine ne è valsa la pena. Nel menù i consigli o le promozioni partivano con la frase "Mama always said.." (mia mamma diceva sempre..", nel locale proiettavano il film e infine (una chicca) anche il foglio di giornale su cui mi sono stati serviti i gamberi riportava le notizie del film: "La squadra americana di Football verrà ricevuta dal Presidente degli Stati Uniti d'America. Fra questi c'è anche il concittadino Forrest Gump...".

Questo è ciò che ho preso, poi sono andato direttamente a letto. Temevo che durante la notte tutti quei gamberi si sarebbero vendicati facendomi passare una nottata in bianco, invece è andato tutto bene. Ed eccomi qui, stamattina, pronto per una nuova avventura nella Grande Mela!


CONSIGLI DI UN VIAGGIATORE INESPERTO

COPRIRSI: Vi ho già parlato del vizio americano di usare a piena forza l'aria condizionata. E' facile abituarsi a questo "problema", ma per affrontare viaggi lunghi (soprattutto in metro) è sempre meglio portarsi un golf o una maglietta a maniche lunghe. Sembra uno scherzo, ma non lo è. Dopo un po' il freddo entra davvero nelle ossa.

PASSEGGIATA A CONEY ISLAND: Merita veramente farsi una passeggiata tra la spiaggia e le montagne russe. Ci sono balli improvvisati, musica dal vivo e piccoli baracchini.
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