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venerdì 22 marzo 2013

LA MALA INFORMACIÓN!

Trovo alquanto illogico e irritante questo voler gettare fango addosso a tutta la stampa italiana senza operare alcuna distinzione. C'è questa enorme voglia di generalizzare e di additare tutti i giornalisti "contrari" al Movimento 5 Stelle come servi del PD e PDL. Quindi ogni notizia che apre con toni entusiastici è l'emblema della mala informazione, del servilismo più sfrenato e di una logica contorta volta a screditare il "guru" Grillo che, invece, è detentore della verità assoluta.


E' vero che molto spesso alcune dichiarazioni riportate sui giornali sono fuorvianti, che alcuni titoloni in prima pagina ci lasciano sgomenti. Ma bisogna anche considerare che tutto ciò rientra nel circolo vizioso e scorretto del mercato, che impone necessariamente che i giornali attirino clienti e che siano venduti sempre e comunque per far sì che l'editoria italiana sopravviva. I titoli sensazionalistici sono la diretta conseguenza di un mercato che non si può cambiare, e che costringe gioco-forza gli editori a fare marketing piuttosto che vera informazione.
Il tutto va di pari passo, però, anche con la scarsa volontà di noi italiani d'informarci veramente. Siamo noi i primi a non voler approfondire le notizie, ad accontentarci di leggere un titolo (che mai, mai, potrà riassumere un intero articolo) per placare la nostra fame di sapere. E' triste vivere l'informazione così, concordo, ma gli italiani dovrebbero sapersi muovere tra le notizie, attingere a fonti diverse e crearsi una propria idea.

Non ci dobbiamo affidare solamente a ciò che scrive l'Unità, o solo Libero, o La Repubblica o il Corriere della Sera, ma bisogna leggere la stessa notizia sui vari giornali. E compararle.
E allora, detto ciò, non si può urlare allo scandalo ogni volta che leggiamo un titolo che stravolge almeno in parte l'informazione. In un giornale online, per esempio, ogni visualizzazione, ogni click è essenziale: serve affinché il sito possa vendersi meglio agli inserzionisti; affinché possa vantare un numero di visualizzazioni e ottenere un maggiore sponsor. Nel dispersivo mondo virtuale è tristemente necessario cercare di puntare a un titolo accattivante che catturi l'attenzione dei lettori.




E' inutile e offensivo puntare sempre il dito contro qualunque informazione, soprattutto da parte di quei grillini (tanto per fare una distinzione) infervorati e che non accettano né critiche, né pareri contrari.

La soluzione non è fuggire l'informazione, sia essa veritiera o meno, e rifugiarsi in un blog altrettanto impreciso e partigiano nell'esporre le notizie. Il fulcro essenziale è proprio combattere la stampa districandovisi al suo interno, fra tutte le notizie, e imparando a decifrare quali sono gli elementi corretti e quelli sbagliati.

FISIMA NUMERO 123


Mi riaggancio ad un vecchio post (Leggi qui) per parlare di un argomento che mi tocca profondamente: le fisime.
Credo di essere arrivato alla numero 123 - per questo il titolo è così preciso - anche se per fortuna non ho l'ossessione di contarle tutte (anche perché altrimenti dovrei considerarla come una fisima, quindi sarei a 124, forse). Ad ogni modo, tutto è iniziato, ricorderete, con la paura del diventare sordo a causa del caos che circonda le nostre vite, dalla musica in macchina, alle discoteche, al traffico cittadino. Ma non basta, adesso ne sono arrivate altre, più fresche, direttamente dalla televisione e dal passaparola, in un attacco combinato.
Che poi, non la guardo nemmeno più la televisione (le temibili onde elettromagnetiche possono dominare la tua mente e costringerti a girare su Canale 5 proprio quando c'è Uomini e Donne), ma ecco che l'amico fidato, che la vede, ti si avvicina e magari ti dà anche una gomitata per far sì che tu gli presti tutta l'attenzione che merita. E ti fa: "Ma l'hai visto ieri alle Iene...?"
E parti subito male.


Da cosa, (cosa!!??) perdio, dovrei sfuggire stavolta? Stiamo bevendo acqua proveniente dai pozzi neri, le nostre case sono fatte di marzapane, gli alieni sono fra noi e lavorano da Mc Donald's? Parla, non farmi stare in pensiero.

E lui, l'amico, che certamente lo fa per difenderti, per darti quel consiglio che ti cambierà la vita per sempre, l'amico, dicevamo, alza gli occhi al cielo per controllare che un satellite su Giove non intercetti ciò che sta per dire e fa: "Hanno fatto vedere di uno che a forza di stare al cellulare gli è venuto un cancro. Giuro, stava solo 5 ore al giorno attaccato al cellulare e hanno fatto una prova: ha parlato due minuti al telefono e, oh!, il calore che emanava quell'aggeggio!"



Fotte sega. Io non ci sto così tanto.



Lui getta altre fiches, rilancia. "Ma anche a tenerlo in tasca, nel giubbotto, a contatto con la pelle, sulla mano".

(Esso ti vede. Il coso ti osserva e non vede l'ora di ammazzarti nel sonno, alla prossima chiamata. "Pronto, mamma? Perchè mi chiami? Ma allora mi vuoi morto!? Dimmelo, vuoi che muoro?")

La cosa non mi tange. Mi rimbalzano le fisime, non s'insinuano così facilmente dentro questa testa bucherellata. La fisima dev'essere subdola, si deve muovere con fare sinuoso, come una signorina. Mi manda due baci, mi circuisce e infine mi rivela la sua vera identità: "ti ho fottuto, piccolo bastardo! Adesso non ti liberi più di me. Vivremo sempre insieme, ti dirò cosa fare e cosa non fare. Sarò tua moglie dopo 30 anni di convivenza!"

Ma questa qui no, non attecchirà, non può funzionare. Non può essere indotta.
"E poi, amico", gli dico, con l'aria da Clint Eastwood nei panni dello scaltro cowboy, "il mio cellulare è anche piccolo. Mica come il tuo che è un enorme Aifòn" (si scrive così, fatevene una ragione).

Lui va in All In, mi costringe a mollare la partita. "Peggio!! Più è piccolo e più forte è la carica. A quell'uomo lì gli s'è bruciato tutto l'orecchio destro. S'è salvato, eh, dal cancro. Ma ora vedessi come sta. L'hanno dovuto ricostruire".
Le mie orecchie, le mie bellissime orecchie..
"Tu non sai i danni che può fare stare attaccato al cellulare quando ti chiamano..."
Parla. Cosa succede? Salvami.
"Tu tieni il cellulare nella tasca, giusto? Ecco, alla lunga potrai diventare impotente, o sterile, o tutte e due le cose!"

(Salve, bella signora. Posso invitarla ad uscire con me? Le sta molto bene questo vestito, la rende sinuosa).
"Ah, e non ti venga in mente di tenerlo nel taschino del giubbotto. Lì ti prende il cuore, ancora peggio". (Mah, punti di vista).
"L'unico modo che hai per salvarti," dice, "è con l'auricolare. L'auricolare è la salvezza. La tua luce. Usalo e potrai parlare in totale tranquillità".
Eccola, la scala reale. Ha usato tutte le carte giuste per farmi perdere. Ha bleffato, lo so, ma non so quando.
("Piccolo bastardo, ci siamo di nuovo. Sono tua moglie rompicoglioni").

E non so perché, ma questa fisima assume le sembianze di un logo Vodafone. Forse è perché sono passato a Wind? Forse sì. E la Vodafone mi vuole morto, manda energia negativa sul cellulare. E se ci stessero segretamente ascoltando via satellite?

Adesso per fortuna sono un uomo migliore, più sano. Ho ripreso dalla scatolina del mio cellulare l'agognato auricolare. L'ho sempre amato inconsciamente, giuro. E' per quello che è rimasto lì a prendere polvere, fin da quando avevo il Motorola.
Ma adesso sto benone, davvero. Io e mia moglie conviviamo benissimo e stiamo coltivando un'altra fisima bellissima. Come cresce, la nostra bambina..
Si chiama "terrore di non riuscire a disincastrare i fili dell'auricolare". Metto un attimo in tasca, lo appoggio soltanto e FRRR! si intrecciano.
Grazie, amico mio. Mi hai salvato dal cancro e mi hai reso un esperto sfilatore di fili.

Adesso però devo andare. Mi stanno chiamando.
A voce, per fortuna.

giovedì 21 febbraio 2013

GENERAZIONE 1000 DECIBEL

In questi ultimi mesi mi sono entrate in testa due canzoni. Una mi sta già stufando ed è quella degli Of Monsters and Men, ed è dovuto al fatto che – come accade per tutte le canzoni che vengono adottate dalle compagnie telefoniche – la sento almeno una volta ogni dieci minuti. L’altra è quella dei The Lumineers. "Hey oh!" E quella, ancora per un po’, l’adoro.


Fermandomi ad osservare marginalmente il loro testo e analizzando le parti che più mi sono rimaste impresse, ho constatato che entrambe contengono degli urletti forti, caparbi, potenti e che rimangono in mente. Canticchio i ritornelli e non vedo l’ora di urlare Hey! Oppure Oh!, oppure Don't listen to a word I say.. Hey!
Come un bimbetto di quattro anni che non vede l’ora di fare casino.


Forse stiamo diventando tutti sordi?
"Hey, Oh!"
"Che c’è?"
"dimmi"
"Hey. Oh."
Ma che vuoi? Ma che strillate tutti quanti?



Sì. Forse siamo tutti sordi, lo dimostrano le scandalose canzoni vincitrici di Sanremo e i nostri gusti musicali. Il gangnam style, per esempio: tutto casino e Eeeeeeee sexy lady
Anche lui chiama qualcuno. 



Una volta ho letto da qualche parte che grazie a tutti i rumori che permeano la nostra vita, dal traffico, al telefono alle discoteche, la mia generazione già dopo i trent’anni avrà problemi d’udito.
Trent’anni. Un’infinità, pensavo quand’ero piccolo. 
“Un ragazzo di trent’anni. Così giovane..” 
Ragazzo? Giovane? Diamine, sì è già uomini, siamo vecchi a 30 anni.   
Pensavo, quando ero “più” giovane. 


A parte questa breve parentesi – ispiratami dal blogger Zerocalcare – pensare che sul serio fra poco avremo problemi d’udito mi sconvolge. 

Fisima numero 102: abbassare il volume della radio in macchina. “Che ha detto Isoradio? Dov’è l’incidente?” Se non ho sentito vuol dire che non è importante. M’illudo.
No, sul serio. Saremo una generazione di sordi, passeremo dal fare la fila per l'Aifon a quelle per l'Amplifon. Una voce ci dirà che il negozio chiuderà da lì a pochi minuti, ma ovviamente saremo così rimbambiti da non sentire niente.
"Hey! Oh!"
"Che c'è?"
"C'è che si chiude, fila via!"



Tutte le serate in discoteca, i volumi alti del lettore Cd, i clacson nel traffico cittadino.. ci renderanno sordi, ma in pace con noi stessi. Un po' alienati, forse. Ma felici, in un mondo tutto nostro.
Fisima numero 121: se abbassassi il volume della tivù, anche se di poco, riuscirei a sentire lo stesso? Fa' un po' provare.. No!



(Fico, hai già trent'anni?)
"No."
Ahia...

giovedì 1 dicembre 2011

5 BUONI MOTIVI PER NON GUARDARE LA TV

La televisione. Una scatola illuminata che irradia suoni ed immagini, un grande circo dell'allegria e del passatempo che finora ha fatto compagnia agli italiani. Ma è proprio necessario guardarla? Adesso che ci sono tante alternative per passare il tempo, per informarci, per divertirci, perchè non ci guardiamo intorno e non clicchiamo definitivamente il tasto di spegnimento del telecomando?
Ecco, per me, quali sono i 5 buoni e semplici motivi per staccare le pile dal vostro telecomando e riutilizzare la tv al plasma come solido tavolino:


1. La scarsa informazione.

Diciamoci la verità, internet è un canale completo e ricchissimo, basta sapercisi muovere un pò ed è possibile sapere tutto. La televisione è invece un monologo lungo e incompleto. I telegiornali offrono spesso un'informazione unilaterale, di parte e solo accennata. Perchè dovremmo farci sparare addosso solo informazioni filtrate, striminzite, raccontate da poche voci?



2. I dibattiti.

Questo è un punto da sottolineare. E' insopportabile assistere alle discussioni alla tv dove ognuno interrompe l'altro, spesso sbraitando, giocando a chi urla di più e copre la voce dell'altro ospite. I cosiddetti salotti televisivi sono diventati un scuola materna per scimmie incattivite. E il telespettatore forse non se ne rende conto, ma mentre assiste a quelle scene si carica d'ansia e apprensione. E non intende nulla.
A che serve insegnare ai nostri figli a parlare uno alla volta, ad alzare la mano quando sono a scuola, quando alla tv si vedono scene di questo tipo?


3. L'intrattenimento. 

I buoni format non esistono più, oppure sono altamente scadenti. I produttori televisivi sembrano aver perso la verve e la creatività necessaria per intrattenere lo spettatore. Si vanno a rubare le idee altrove, in altri paesi perchè non si riesce a creare qualcosa di nuovo, a dare una svolta. Abbiamo fatto indigestione di talent show, di reality, di quiz show, programmi che non regalano nulla se non qualche ora di completo sbando cerebrale. Fortuna che quest'anno abbiamo qualcosa di nuovo: il Grande Fratello 12.


4. Il linguaggio.

Dante aveva scritto la divina commedia in vulgo, in lingua volgare, cioè quella del popolo, ma perchè all'epoca la gente comune non avrebbe capito il colto italiano. In Italia, per vulgo s'intende letteralmente "volgare", cioè quella del burino, del contadino, di quello che usa la parola come strumento d'offesa, spinto da una rabbia istintiva e incontrollata. Aò! Ma vaff..! Fai schifo! 
Si da valore al proprio dialetto solo riportandolo in chiave offensiva e sboccata. 
E' più vera, dicono. E' più vicina al linguaggio usato dalla gente comune. Il che può anche essere vero, ma il contesto in cui certe espressioni possono essere usate è un fattore fondamentale. Siamo nella tv, lanci un messaggio al mondo, mica al porto di Genova a scaricare containers.


5. Imbambolamento.

I messaggi lanciati dalla televisione sono diretti e costanti. Idee e pareri possono essere creati subdolamente, attraverso poche immagini o parole dette e ridette. Il motto "l'ha detto la televisione" è sempre stato modo per giustificare un'idea su cui avevamo sollevato dei dubbi, ma che poi ha prevalso evitandoci il difficile sforzo di pensare con la nostra testa. Il mondo vasto della televisione diventa una realtà assoluta, una verità ufficiale e ineccepibile.

mercoledì 19 ottobre 2011

ECCO IL NUOVO VIDEO DI BELEN!

Esclusivo, unico, eccitante. Clicca qui per scaricare il video che sta facendo letteralmente impazzire la rete, finalmente è possibile vedere la Showgirl argentina in atteggiamenti spinti con il suo vecchio partner!
Click, click, click.. che non è solo il rumore dei curiosoni che cercano di scaricare il video, nè tantomeno quello più volgare di quelli che invece lo stanno già guardando: è il rumore di un post che viene pubblicato dai tantissimi siti d'informazione e che contiene il link ambitissimo della bella Belen Rodriguez, la compagna del discusso Fabrizio Corona, mentre fa del sesso (a detta di molti, "nulla di che") con Tobias Blanco. La notizia di quel video di 20 minuti si è ritagliata uno spazio in quasi tutti i siti d'informazione, mentre ha ovviamente spopolato su quelli di gossip.
La cosa che mi incuriosisce di più è l'atteggiamento incoerente dei siti online, i quali pur condannando il gesto poco carino del fidanzato, il quale ha lanciato il video sulla rete, contribuiscono a diffondere la performance di Belen elencando i vari siti che ne permettono la visualizzazione, quando al contempo ammoniscono: Il trattamento illecito dei dati personali è un reato punito dalla legge. Della serie: E' colpevole chi l'ha caricato (Che depravato! Quale vendetta!), ma noi siamo liberi di dare (è il caso di dirlo) le dritte su dove vederlo.
A quanto pare il reato ha un limite così sottile che basta spostarsi di pochi centimetri per passare da depravato a semplice giornalista che fa informazione. Una volta che viene gettata la macchia, gli altri sono liberi di spargerla dappertutto. Con un semplice rumore: Click.           
Post pubblicato.

venerdì 7 ottobre 2011

MA A CHE SERVE WIKIPEDIA?

Nessuno se l'è mai chiesto veramente. Se qualcuno lo facesse, trovando la risposta probabilmente smetterebbe di cercare tutti i lati negativi di un'enciclopedia online diffusa e utilissima, che nel corso degli anni ha aumentato il sapere di milioni di persone ed ha coinvolto ognuno di noi nel suo grande e continuo arricchimento culturale. Wikipedia, nonostante il suo continuo cambiamento, è una fonte inesauribile d'informazioni e, giuste o sbagliate imperfette che siano, non deve essere abolita di punto in bianco. Tutti sanno che spesso può essere inaffidabile o incompleta. Tutti sanno che proprio per questo motivo non può essere utilizzata completamente per i propri studi e le proprie ricerche. Lo sanno tutti quelli che navigano abitualmente in internet.
Quasi alla fine di ogni frase c'è un numero in pedice che riporta alle note a fondo pagina dalle quali è possibile accedere alle fonti di tale informazione. In completa mancanza di esse deve scattare un campanello d'allarme che significa "attenzione: potrebbe essere una stupidaggine scritta da un utente. Fonte non del tutto attendibile".
Un pò come quando sentiamo i nostri telegiornali: nonostante si presuma che abbiamo raccolto informazioni vere, noi sappiamo che potrebbero essersi "sbagliati", e per questo dobbiamo approfondire la nostra ricerca per sapere la verità.
Al TG5 che recentemente ha pubblicato un servizio in cui, con uno stile malinconico, diceva che era meglio di gran lunga la vecchia enciclopedia Treccani (Sì, esatto. Quella cosa ingombrante che vi cattura la polvere sulla mensola), andrebbe fatto presente che non tutti la usano come una sacrosanta Bibbia dalla quale ricavare l'unica verità che si sta cercando. Molte persone, compreso il sottoscritto, spesso la usano come spunto, tanto per sapere di cosa si sta parlando. Chi farebbe mai una tesi d'esame basandosi solo e soltanto sugli articoli Wikipedia?


Nell'Ottobre del 2009 qualcuno vandalizzò la pagina di Wikipedia relativa al calciatore Balotelli, e per qualche minuto vi si potè leggere una scritta razzista. Sulla base delle attuali dichiarazioni di alcuni Media avremmo rischiato di prenderla come notizia attendibile

Sia chiaro, non voglio snobbare la vecchia enciclopedia, perchè con quella, nonostante sia obsoleta e non aggiornabile in qualsiasi momento, si può sempre andare sul sicuro. Al contrario, ritengo che entrambe siano complementari e pertanto l'utilizzo di una non esclude l'altra a priori.
L'unica cosa mi dà più fastidio è la negazione di una realtà che non si può non vedere: Wikipedia è utile perchè sempre attuale, gratis, semplice e ricchissima di qualsiasi cosa, dai modi di dire ai complotti politici; dai film alle profezie Maya; dall'astrologia al fatto di cronaca, fino ai più classici poeti e lezioni di Storia.
Basta un minimo di buon senso per capire queste piccole differenze.

martedì 9 novembre 2010

I SARTI DELLA (NON) INFORMAZIONE

In Russia dal 1992 a oggi risultano
"scomparsi" più di 70 giornalisti
L’ennesima violenza ai danni dei giornalisti russi mette nuovamente in risalto l’antidemocraticità di un paese dell’Est che si proclama, di fatto, una nazione “silenziosa”.
Due giorni fa Oleg Kashin, il giornalista del quotidiano “Kommersant”, è stato picchiato selvaggiamente da due uomini in una strada di Mosca, il tutto ripreso da una telecamera a circuito chiuso. L’hanno atteso davanti alla redazione del giornale e l’hanno colpito ripetutamente, lasciandolo a terra, e poi si sono semplicemente allontanati. Il video mostra le immagini crude di un agguato in piena regola che non lascia spazio ai commenti. Esso assume i contorni di una spedizione punitiva, un dovere morale che andava compiuto per impartire una lezione ad un dissidente, uno che non sa stare al suo posto.
Adesso il cronista è in coma farmacologico a causa delle ferite riportate, ma non è in pericolo di vita.
Il clamore scatenato dalla vicenda non ha fatto in tempo ad iniziare che nuovamente, oggi per l’esattezza, si registra un altro caso di aggressione ai danni di un altro cronista.
A due giorni del caso Kashin, anche il collega Anatoli Adamciuk, nella provincia moscovita, è stato picchiato nella notte a causa del suo mancato silenzio.
Anna Politkovskaja, Serghiei Protazanov, Dmitry Shvets, Ivan Safronov.. sono solo alcuni delle centinaia di giornalisti uccisi o inspiegabilmente scomparsi in Unione Sovietica dal ’92, un dato alquanto preoccupante.
Troppi numeri per far sì che le parole del presidente russo Medvedev possano ridare speranza all’informazione.

ha detto in televisione, cercando in qualche modo di stemperare gli animi dell’opinione pubblica, ma rimane l’atroce fatto che, ancora una volta, ai giornalisti è stato leso il diritto a informare sulle questione scottanti del Paese.
saranno puniti, a prescindere dal loro status, dalla loro posizione nella società o dai loro meriti

La professione del giornalista è già piuttosto difficile di per sé: informare senza esprimere i propri pareri e senza farsi coinvolgere dalle proprie impressioni, bensì affidandosi solo a fatti concreti e imparziali; le cose si complicano se ciò non ti viene reso possibile dalle alte sfere del governo, coloro che dovrebbero permetterti di svolgere il tuo lavoro senza remore alcuna.
E’ la legge del silenzio, quella che ridimensiona il tuo modo di vivere e di esprimere la tua vita con dignità.
Bocche cucite dalla violenza dei sarti di Putin, in cui un semplice ago ha la potenza di uno spillo voodo capace di renderti inoffensivo finchè si vuole.
Da ammirare il coraggio di quelli che non ci stanno e che rischiano la loro vita per dire alla gente come stanno realmente le cose. La passione del giornalismo si mescola alla forza della verità per continuare a resistere contro le minacce e le aggressioni che non si placano.
Alla stregua degli eroi della mafia, che lottano pur sapendo a cosa rischiano di andare incontro, i giornalisti russi non cessano il loro lavoro sperando così di poter cambiare le cose una volta per tutte.
Un ultimo appunto credo sia doveroso farlo ai giornalisti italiani che, pur non trovandosi nella medesima e gravissima situazione di quelli russi, giorno dopo giorno ricevono continue pressioni e richiami per ciò che scrivono, dicono o rivelano.
Anche loro sono pressati dai politici che malsopportano l’informazione, ed è per questo che, almeno per ora, come primo passo verso il silenzio, questi ultimi cercano di indirizzare le verità verso le notizie del nulla, le notizie piene di bolle d’aria. Quelle sciocche, per intenderci.
Per adesso in Italia occorre questo. Poi ci sarà tempo, chissà, per vedere anche dalle nostre parti degli abili sarti che con i loro fili e le loro stoffe cuciono la bocca alla realtà.

martedì 26 ottobre 2010

LASCIATELA SOGNARE..

Sarah Scazzi, nata il 4 Aprile 1995
Sono passati circa 20 giorni dal ritrovamento del corpo di Sarah Scazzi e da quel giorno, ma anche prima, si sono riempiti i giornali e le televisioni di servizi, novità e particolari agghiaccianti. E mi ero in qualche modo promesso di pormi in riguardoso silenzio nei confronti di questa vicenda. Invece sono qui, non ho resistito ed mi sono sentito di dover mettere i miei punti sulla questione non ancora chiara e incerta. Perché quello che manca alla conclusione di questa tragica storia sono le certezze: la certezza dell'assassino, del movente, la modalità, l'arma... Ma all'opinione pubblica questa sembra tutto già chiaro. E' stato Michele, ha confessato e l'ha fatto per le continue avances alla nipote da lei rifiutate. Ecco il mostro. Anzi no, è Sabrina. Sì, il padre l'ha coperta solamente, ma lei l'ha uccisa per gelosia e poi ha nascosto il corpo. Lo dice il telegiornale, lo dicono i talk show, lo confermano i giornalisti appostati notte e giorno davanti ad una casa in cerca di notizie anche irrilevanti. Sia chiaro, non voglio imporre l’assoluto silenzio si una questione che, per disgrazia o per fortuna, è diventata di livello nazionale, però occorre un dosaggio mediatico ben accurato, in certe faccende. Nei casi irrisolti è spesso necessario accrescere l’informazione, come se essa si costituisse parte civile, al fine di verificare il corretto svolgimento delle indagini e il ritrovamento dell’assassino. Ma quando la magistratura sta facendo il suo corso, quando gli indizi si stanno giorno giorno rilevando  non è necessario tutto questo tormento informativo. Bisogna ben ricordare di non superare i limiti che separano l’informazione dal gossip; la realtà dalla finzione di una serie Tv.
Troppo inconsciamente assuefatti dagli splatter movie e dalle serie C.S.I. per avere coscienza di ciò che si sta raccontando. Il voler entrare a tutti i costi nel dettaglio più macabro, il ricostruire la vicenda per filo e per segno, intervistare gli interessati e psicanalizzare i loro movimenti ancora, ancora e ancora.
Tutta questa concitata caccia al particolare per non far dimenticare alla gente chi era Sarah Scazzi. Parole al vento. Sarah sarà stata probabilmente una ragazza come tante: normale, semplice.. una quindicenne che solo chi la conosceva veramente la può descrivere.
Sarà sempre speciale per chi sicuramente non la può dimenticare: i suoi genitori, con o senza i telegiornali che pretendono di avere la verità assoluta.
Per rendere giustizia ad una persona ed ai suoi familiari basta il silenzio. Non ricostruzioni, particolari, plastici, opinioni e tutte le altre chiacchiere da bar a cui stiamo assistendo giorno dopo giorno.
Il dolore è una cosa personale, forte e soprattutto interiore; sentire battere come un martello, su ogni televisione, ogni giorno, l’esatta e dettagliata modalità col quale è stata uccisa la propria figlia non dev’essere di grande aiuto. Adesso occorre chiudere il sipario e attendere l’esito della giustizia.
Sarah avrà avuto dei desideri ed i primi amori come tante ragazze della sua età. Avrà fatto dei sogni che adesso vorrebbe poter realizzare almeno in un’altra vita. Lasciamoglielo fare. In silenzioso rispetto.