giovedì 11 ottobre 2012

IL "RAFFREDDORE" GRILLO

Premetto che ammiro molto quei cittadini che grazie a Grillo hanno deciso di partecipare attivamente alla vita politica del loro paese. Fanno bene, è giusto che l'Italia si svegli dal suo torpore, reagisca e cambi volto. Ma vorrei, allora, che mi spiegassero il motivo concreto della traversata che il fondatore del M5S ha compiuto ieri mattina. Vorrei sapere perché, partendo dal voler cambiare il Bel Paese, si finisce con l'utilizzo di antichi mezzucci di propaganda e di concetti banali rivenduti come prodotti innovativi.

Francamente non capisco il motivo della nuotata di Grillo dalla Calabria alla Sicilia e il suo modo di fare NON  politica, il suo voler essere differente facendo, paradossalmente, le stesse identiche che già avevano fatto altri. Perché se fatto da lui tutto sembra illuminarsi di una luce nuova, semplice, ma divina?

L'uomo del cambiamento che usa lo stesso linguaggio divertente, scurrile e "vero" di un Berlusconi qualsiasi.

"Altolà al paragone!" 

Eppure in un certo senso, con le dovute proporzioni, delle sottili modifiche, è la stessa solfa.

Grillo credo abbia lo stesso principio del virus del raffreddore: si modifica quel tanto che basta da non permettere alle nostre difese immunitarie di riconoscerlo e respingerlo, e quindi ha libero accesso al nostro sistema e ci indebolisce piano piano. Se proprio vogliamo usare il linguaggio di Grillo, ci rincoglionisce.
Dopo tanti starnuti, colpi di tosse e mal di stomaci causati dall'attuale classe politica, tutto il resto ci sembra un vento nuovo, una brezza primaverile per la quale non è necessario uscire col giubbotto. Ma sì, ormai è estate, esco a maniche corte!

Grillo che cavalca le onde del mare per giungere in Sicilia, un clamore mediatico degna di un impresa eroica. Se i messaggi che vogliamo diffondere sono "agire", "operare", "fare qualcosa di concreto", che senso hanno queste metafore, queste traversate?


Ho diversi amici che lo sostengono e per questo molto spesso mi cimento in approfondite discussioni sulla reale capacità che può avere questo il suo movimento. Tralasciando l'aspetto politico e tedioso della collocazione del M5S a destra o sinistra (materia di difficile definizione anche per Giorgio Gaber in una sua celebre canzone), mi chiedo se veramente sia questo il massimo che possiamo aspettarci come alternativa alla politica di oggi: un movimento costruttivo, sì, ma a mio parere molto astratto e ipotetico, quasi utopico.

"Preferiresti rimanere così?" m'incalzano sempre alcuni amici quando si acuisce la discussione.
"No, ma non credo affatto che lui sia l'alternativa valida." Abbiamo talmente paura del futuro, che abbracciamo la prima cosa che ci capita, l'importante è che abbia un aspetto minimamente differente.

Io non sono dalla parte della classe politica attuale, ma credo semplicemente che essa dovrebbe essere noiosa. Preferisco un linguaggio più forbito piuttosto che uno da bar.
Preferisco avere uomini di cultura e dalla dialettica un po' di nicchia piuttosto che i parlatori del popolo. 
La dialettica è un'arma a doppio taglio: fa capire, ma allo stesso tempo persuade. 
Come quando Berlusconi dichiarò: "abolirò L'ICI" e tutti compresero al volo perché parlò il linguaggio della gente. Fu chiaro e diretto.
O quando la Lega Nord grida "islamici di merda!" che non è affatto suscettibile di diverse interpretazioni.

Sulle ali dell'entusiasmo o della disperazione si ottengono sempre i maggiori consensi, con gesti semplici e parole comprensibili anche da un bambino: CIAF CIAF!

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