martedì 14 giugno 2011

ITALIA SI', ITALIA NO..

In tutti e 4 quesiti, circa il 95% dei cittadini ha votato SI'
E' fatta, il quorum è stato raggiunto. Occorreva il 50% + 1, ma è arrivato al 57%. Erano sedici anni che in Italia non veniva raggiunta la soglia minima per convalidare un referendum, dal 1995, quando la Carrà presentava il primo "Carramba che sorpresa" e in america usciva "Forrest Gump".
Adesso l'Italia ha deciso, ha dimostrato che non le piace star ferma ad attendere che gli altri decidano per lei ed ha così impresso la sua opinione sulle quattro schede che le sono state assegnate.
Rimane scritto, sancito: l'Italia del 2011 pensa che le centrali nucleari non debbano risiedere sul suo territorio, che l'acqua sia un bene pubblico e che la legge sia uguale per tutti. Con questa decisione si apre in definitiva la caccia alle interpretazioni di tale voto.
E' una sconfitta del governo, annuncia l'opposizione.
Non ha un valore politico, replica la maggioranza.
Fatto sta che quando si raggiunge un obiettivo comune, tutti prendono la rincorsa e saltano in cima all'ormai conosciutissimo carro dei vincitori; viene fuori che tutti, in fondo, speravano nel raggiungimento del quorum e nella salvaguardia dell'acqua pubblica, nel nucleare da non fare in Italia ecc.
Anche quelli che chiedevano di astenersi, adesso si dichiarano piuttosto contenti del risultato. Nessuno ammette le proprie sconfitte, nessuno vuole ritrattare le vecchie parole. Semplicemente.. non le ha mai pronunciate!
I cittadini, quelli che hanno votato (tanti, ma non tantissimi), sono stati chiamati all'attenti grazie all'informazione circolata su internet per tutto questo tempo. Internet, questo marchingegno pericoloso ma utilissimo che corre come una bestia indomabile di casa in casa a risvegliare le coscienze e sollevare dei dubbi nelle teste delle persone, è stato uno dei principali canali responsabili della buona affluenza ai seggi. L'avvento di Facebook ha poi amplificato la voce del passaparola, trasformando il bisbiglio in un richiamo potente e altisonante.
Dicevamo: adesso sono partite le interpretazioni e la politicizzazione del risultato. Certo è che un netto Sì al all'abrogazione del legittimo impedimento (per l'opposizione campagna negativa del Presidente del Consiglio Berlusconi) ha rimandato la mente degli italiani alle problematiche penali del capo del Governo e, di conseguenza, si può definire come una sconfitta dello stesso, viste le alte probabilità di utilizzo di tale legge come deus ex machina per le sue vicende penali. In questo senso è lecito dichiarare un vincitore ed uno sconfitto.
D'altro canto si può affermare anche che molta gente si è presentata ai seggi perchè l'interesse verso il nucleare e l'acqua pubblica ha riacceso il suo senso civico, lasciato purtroppo a impolverire in tutti questi anni. Ci sono vari aspetti da tenere presente, anche perchè chi ha votato non è detto che sia di una sola parte politica e non è scontato che la pensi come tutti gli altri sul fronte degli sconfitti e dei vincitori.
E' stato chiesto al paese di esprimersi su alcune questioni importanti; il paese ha votato basandosi sulle proprie idee, non sulle ideologie dettate dal capo di un certo partito.
Adesso ogni cittadino dovrebbe coscienziosamente riflettere sull'esito del voto e trarne le proprie giuste conclusioni: i politici dovrebbero obiettivamente capire che gli italiani hanno definitivamente detto NO a acqua privata, nucleare e legittimo impedimento; chi ha votato, consapevolmente deve rivalutare le idee che ha nei confronti di chi non voleva raggiungere il quorum e aspettarsi che vengano presi i dovuti provvedimenti. Chi non è andato a votare per scelta.. beh essendo stato in silenzio per tutto questo tempo, può continuare a starci senza problemi, ma magari scendendo (sempre con religioso silenzio) da quel carro ormai stracolmo di entusiasti.

giovedì 9 giugno 2011

IL SILENZIO DEGL'INCOSCIENTI

Le date del Referendum: 12 e 13 Giugno
Premetto che non sto cercando di fare retorica e cadere nella banalità. Questo post non vuole far parte della catena di Sant'Antonio sul Referendum per informare quando saranno le votazioni. Credo sia risaputo che finalmente il 12 ed il 13 Giugno si andrà a votare, dopo tutta la pubblicità, le date sbagliate e l'informazione tardiva che ci sono state in questo periodo. Diciamo che, almeno in Italia, tutti dovrebbero sapere anche i motivi per cui è stato indetto un referendum cosiddetto abrogativo: l'acqua, il nucleare, il legittimo impedimento; per dire No si vota SI' e per dire Si si vota NO..
Sinceramente non sono interessato a spiegarvi i motivi per cui occorre mettere una X sul SI anzichè sul NO o  viceversa, perchè l'unica cosa che mi preme sottilineare è l'importanza del raggiungimento del Quorum, ovvero che almeno il 50% + 1 degli aventi diritto di voto faccia la sua parte da cittadino italiano e vada ai seggi. 
Non è necessaria la propaganda, non occorre che un partito suggerisca al cittadino cosa votare e perchè, credo e spero che ognuno agisca sempre con cognizione di causa senza sprecare, prima di tutto, il diritto di andare ad esprimere un proprio parere. E' comprensibile un clima generale di sfiducia per tutto ciò che riguarda la politica e i suoi rappresentanti, e "capirei" (tra virgolette) un assenteismo se l'oggetto della votazione di domenica e lunedì fosse l'elezione del nuovo personaggio politico, partendo dal sentimento ormai diffuso del "chiunque si voti si casca male uguale"; ma in questa circostanza i temi sono molto importanti e trovo impensabile che a qualcuno problemi tanto discussi e discutibili non interessino per niente.
Non concepisco come gli italiani possano essere così masochisti da buttare al vento il proprio denaro rendendo nullo un referendum. Il personale, i seggi, le schede, l'organizzazione.. tutto questo non è un servizio gratutito, bensì un insieme dispendioso di operazioni che vanno a gravare sulla finanza pubblica e conseguentemente sulle tasche dei cittadini.
Ma partiamo dai numeri, con i quali i motivi per cui si deve andare a votare diventano ancora più validi: 400 milioni di Euro di spesa pubblica per indire, gestire e controllare il referendum dei prossimi giorni.(fonte: yahoo finance) Milioni che potevano essere molto meno se fosse stato deciso di accorpare, ovvero unire, i 4 quesiti di dopodomani con le amministrative di qualche settimana fa. Ad ogni modo, questo denaro dovrà pur rifluire nelle casse dello Stato, pertanto ricadrà per forza sugli italiani.
Purtroppo non sono riuscito a trovare la fonte precisa, ma qualche giorno fa durante la trasmissione di Fazio "Che Tempo Che Fa" un ospite ha parlato della coscienza degl'italiani quando si tratta di evasione. Ha spiegato che gli italiani troppo spesso fanno l'errore di considerare lo Stato come un soggetto esterno, scisso dai cittadini, per cui quando qualcuno evade le tasse la cosa pare non importare perchè è lo Stato a rimetterci. Ma lo Stato siamo noi, l'evasore ruba a noi qualcosa che ci verrà sicuramente riaddebitato. Allora perchè permetterlo?
Chiudo questa piccola parentesi ben consapevole che il referendum e l'evasione fiscale sono due cose distinte, ma voglio cercare di estrapolare il concetto fulcro di tutto questo articolo, lasciando agli altri la dipartita tra il giusto e lo sbagliato, tra la destra e la sinistra: Il 400 milioni destinati al referendum sono nostri. Perchè mai dovreste pagare qualcosa per non utilizzarla? 
Il diritto di voto è sancito dalla Costituzione e con esso si ha la possibilità di dire che "io esisto, conto quanto gli altri e metto il mio voto. E per quanto stupida possa sembrare come definizione, anche un voto nullo è pur sempre un voto, un numero: qualcuno ha deciso (o sbagliato) così, ma almeno non è rimasto in silenzio ad attendere che gli altri prelevino soldi dalle tasche e decidano il loro futuro.

martedì 7 giugno 2011

PALLA (DEI CARCERATI) AL PIEDE

Non vorrei parlare di calcio ancora una volta, giuro, eppure mi tocca. Mi tocca, anche se mi sembra ovvio che qui non si parli più di sport, non più di guardalinee, di fuorigiochi e di palla dentro o palla fuori. E' un gioco finito, diciamoci la verità, ormai non ha più niente da dire. Ucciso da una mentalità offensiva, dal "disposti a tutto pur di vincere" e al diavolo la sportività; reso meno emozionante dalle pay tv, dalle partite spezzatino e dalle emozioni controllate: questa partita alle 12 e 30, quest'altra alle 20 e 30 in diretta mondiale, quest'altra ancora.. non so, vedremo. E adesso anche i calciatori in mezzo a tutti questi scandali, perchè non bastavano i soldi che prendono e i "diritti" che pretendono (Vedi anche.. clicca qui.). E i tifosì, poveri scemi, sono quelli che si frugano in tasca ogni domenica per andare a vedere una partita, a detta dei giornalisti, di cartello e importantissima per la classifica.

Nuovo scandalo, ennesimo, per l'esattezza, di un business (aiutatemi a trovare un'altra parola: è un gioco? uno sport?) che sembra sempre più una soap opera con mirabolanti colpi a sorpresa, dove c'è un cattivo, un buono, una vittima e il finale che non arriva mai.
Ma chi sarà il mister X del Milan? Pepito Rossi andrà all'Inter, alla Juve o al Barcellona? 
La risposta arriva con un altra domanda: Ha importanza?
E le risposte a questo nuovo quesito possono essere diverse,  ma purtroppo troppo simili.
C'è chi si esalta anche solo a fantasticare sui nomi e sulla prossima formazione che potrà fare al Fantacalcio se dovesse arrivare mister X Y o Z, o c'è chi invece non vede l'ora di comprare la maglietta originale del neoacquisto e di farsela autografare personalmente durante uno dei suoi primi allenamenti.
Perchè si sa, il tifoso è fatto di cieca passione e di piccole grandi soddisfazioni: un colpo di tacco, una vittoria nel derby, una dichiarazione d'amore alla città.. Anche se tutto questo teatrino è costruito interamente di cartapesta e spazzatura, il tifoso non lo puoi fermare, non puoi uccidergli una fede.
E' morto, il calcio, su questo non ci sono dubbi. Giocatori strapagati che vendono le partite per arrotondare, intercettazioni dalle quali si rivelano particolari incontrastabili: c'è la malavita in mezzo a tutto questo schifo.
E allora? E allora si fa presto a saltare sul carro degli incastrati, sulla pedana degli strozzinati, dalla parte di quelli che "non centro nulla, vogliono trovare il capro espiatorio". La colpa è della camorra, della mafia. Degli altri, come sempre.
In questo momento la macchia italiana si sta espandendo anche sulla serie A. Fiorentina, Genoa, Roma... nomi lanciati a caso o verità scomode? Lo scandalo si sta allargando e la sensazione è che la cosa sia una faccenda seria, enorme, ma non farà secco nessuno come sempre. Ci sarà qualche squalifica, qualche radiazione, colpiranno poche squadre tanto per dare al mondo dei colpevoli e dire "adesso è tutto a posto. The Show must go on." Tolte le erbacce dal campo di calcio si può continuare a giocare come se nulla fosse accaduto, e poco importa se il bulbo è ancora là a far crescere in futuro nuove gramigne, nuovi scandali.
Le uniche persone che possono far fermare questa giostra scassata sono sempre loro, i tifosi; quelli che non contano nulla quando si tratta di assecondare le loro richieste, le loro passioni, i loro bisogni, ma che sono fondamentali perchè sono loro che apportano soldi nelle casse di società, tv e (di conseguenza) calciatori e mafiosi.
Ma come si può dire a loro di smettere di seguire le partite, adorare, idolatrare, arrabbiarsi e confrontarsi con gli altri? Un altro gioco che permetta all'Italia di tenere buona la popolazione, di imbambolarla con i processi del Lunedì e le moviole tutte le settimane senza che essa pensi troppo agli altri veri problemi della vita, dove lo si trova? A parità di finzione ci sarebbe una valida alternativa, il wrestling, ma come canta J Ax:

Non togliermi il pallone e non ti disturbo più...sono l'italiano medio nel blu dipinto di blu..

giovedì 2 dicembre 2010

WIKILEAKS, LE INFORMAZIONI SONO DI TROPPO?

Segreto: dal latino secretum, sostantivo dell'aggettivo secretus
La bomba è scoppiata il 29 Novembre, con 3 ore d'anticipo rispetto al timer previsto da Wikileaks. Wikileaks, il sito che tutti i governi temono da quando, nel 2006, ha iniziato a rendere pubbliche moltissime scomode informazioni riguardanti faccende scandalose come il campo di prigionia di Guantanamo. Da allora le fughe di notizie sono diventate sempre più frequenti e sconvolgenti, mettendo talvolta alla berlina i più potenti governi del mondo, soprattutto quello americano. Inutile smentire ciò che viene fuori da quel sito, le fonti sono tanto segrete quanto, come scoperto successivamente, veritiere. Adesso su Julian Assange, il fondatore del sito-spia, pende un mandato di cattura per violenza sessuale e stupro ed è tutt'ora nascosto in chissà quale meandro del globo. Non sappiamo se tale accusa sia un tentativo maldestro di infangare e rendere meno credibili le parole del programmatore australiano, tuttavia le notizie che il sito ha estrapolato da tanti informatori anonimi hanno destato molto scalpore. A partire dai documenti riguardanti l'uccisione e l'occultamento dei cadaveri di civili afghani, passando per quelli relativi alla gestione dei campi di Guantanamo fino a quelli che sancivano un complotto contro i membri del governo somalo da parte dello sceicco Hassan Dahir Aweys, tali rivelazioni hanno avuto sempre un importante e scandaloso riporto mediatico. I governi sono stati spiazzati, colti impreparati da quei documenti che nonostante non fossero catalogati come "top secret" dovevano rimanere nascosti agli occhi della gente comune.

Eppure fra tutte le informazioni che il sito ha finora rivelato, queste che ha sventolato al mondo nei giorni scorsi hanno fatto tremare un pò di più. Paradossalmente, le rivelazioni più sconvolgenti non hanno niente a che fare con chissà quale scioccante segreto statunitense riguardante Area 51 o una nuova bomba su Hiroshima. Nulla di tutto questo, per fortuna. Esse riguardano i documenti che svelano le opinioni del governo americano su tutti gli altri principali paesi del mondo. Nessuna informazione segreta, nulla di così epico o scandaloso. Ma allora come mai ha fatto così scalpore? Perchè è così pericoloso quello che è stato detto?


Premetto che trovo eticamente giusto cercare di mettere a fuoco ogni aspetto nascosto dei governi, affinchè si possa porre realmente in discussione l'operato di coloro che tengono in mano il mondo, e trovo perciò molto importante il ruolo che svolge Wikileaks a tal proposito. Ciononostante ho l'impressione che certe notizie vadano dosate, tenendo conto dei soggetti menzionati e dei ruoli che ricoprono nella politica mondiale. Quando vengono raccolte e diffuse parole dure nei confronti del Presidente del Consiglio italiano, nei confronti di Sarkozy, della Russia e di tanti altri leader e i loro relativi paesi è bene essere accorti. Intelligenti.

Occorre un'inteligenza tattica nel diffondere alcune notizie, perchè credo che l'uomo non sia sempre pronto ad affrontare tutto ciò che gli viene detto. Talvolta deve assorbire piano piano, farsi una ragione, comprenderne il significato e il contesto, infine trarre le sue conclusioni.

Sia ben chiaro, sono d'accordo con l'idea che la verità deve sempre venire fuori, per un sano principio di trasparenza e di lucida informazione, ma in alcuni casi occorre un silenzio momentaneo per evitare di accendere tensioni inutili.
E personalmente credo che Wikileaks abbia sbagliato la modalità con cui ha reso pubbliche queste rivelazioni.
Ovviamente da questo discorso va tolta l'importante indiscrezione secondo cui gli USA avrebbero spiato i leader dell'ONU, perché questo rientra nei "segreti" che secondo me è necessario svelare.
Per quanto mi riguarda questi documenti rappresentano il governo americano intento ad esprimere i pareri sugli altri leader mondiali. Teoricamente potremmo porre questa conversazioni alla stregua di alcune chiacchiere da bar. Possono essere ingiuste, non condivisibili, inaccettabili, ma su questo ci lavoreranno gli addetti stampa e comunque non accendono quell'interesse vivo che tutti sperano.


A questo punto possiamo farci un'idea di quello che realmente pensano gli Stati Uniti su Berlusconi, su Putin, su Ahmadinejad.. ma non sono sicuro che il gioco sia valsa veramente la candela.


Poichè questi pensieri probabilmente sono gli stessi, oppure no, di tante altre persone e che quindi non dicono nulla di nuovo, si rischia, di fatto, di scatenare una serie di reazioni che possono realmente incrinare i già difficili rapporti tra le varie potenze mondiali e in un momento difficile e teso come questo è possibile aspettarsi qualche azione di orgoglio da parte di qualche leader potente.


Sono note a tutti le difficoltà che ci sono tra i paesi con culture e religioni diverse nel trovare accordi ed a instaurare rapporti pacifici e non ostili. Perciò un parere diretto, divulgato citando le testuali parole in riferimento alle altre maggiori potenze mondiali, può portare ad uno squilibrio molto pericoloso. Una guerra, prima di diventare tale, passa attraverso le difficoltà di comunicazione, le ostilità e le tensioni. I passi sono brevi, soprattutto se le nazioni coinvolte hanno potenti armi di distruzioni di massa ed hanno già minacciato di usarle.
La politica e la verità non sono mai andate a braccetto e un motivo a quanto pare c'è.


Bene o male tutti sanno che cosa pensano le nazioni l'uno dell'altro, ma mai nessuno lo dice pubblicamente. I difficili rapporti tra la Russia e gli USA sono noti già sui libri di storia, Berlusconi che non gode della fiducia del governo americano si può intuire, ma mai nessuno lo afferma con parole dure e dirette. Perchè la politica è questo. La politica è fatta di parole, di messaggi reverenziali e di comunicati ufficiali.
Non sentiremo, o almeno non dovremmo sentire, un leader che all'ufficio stampa getta accuse su un governo utilizzando parole incivili. Succederà senz'altro, perchè la politica a volte diventa anche questo, ma si fa sempre il possibile perchè ciò avvenga il più tardi possibile.
Per questo spero che Wikileaks sappia usare al meglio le sue informazioni, perché a volte una parola, una notizia può essere un'arma molto potene, ed occorre pertanto saperla maneggiare.
Wikileaks è come un poliziotto che va in giro con una pistola carica di munizioni; può usarla per fare giustizia, ma deve saper valutare attentamente quando è il caso di estrarla dalla fondina e quando no, altrimenti la situazione potrebbe degenerare.

martedì 9 novembre 2010

I SARTI DELLA (NON) INFORMAZIONE

In Russia dal 1992 a oggi risultano
"scomparsi" più di 70 giornalisti
L’ennesima violenza ai danni dei giornalisti russi mette nuovamente in risalto l’antidemocraticità di un paese dell’Est che si proclama, di fatto, una nazione “silenziosa”.
Due giorni fa Oleg Kashin, il giornalista del quotidiano “Kommersant”, è stato picchiato selvaggiamente da due uomini in una strada di Mosca, il tutto ripreso da una telecamera a circuito chiuso. L’hanno atteso davanti alla redazione del giornale e l’hanno colpito ripetutamente, lasciandolo a terra, e poi si sono semplicemente allontanati. Il video mostra le immagini crude di un agguato in piena regola che non lascia spazio ai commenti. Esso assume i contorni di una spedizione punitiva, un dovere morale che andava compiuto per impartire una lezione ad un dissidente, uno che non sa stare al suo posto.
Adesso il cronista è in coma farmacologico a causa delle ferite riportate, ma non è in pericolo di vita.
Il clamore scatenato dalla vicenda non ha fatto in tempo ad iniziare che nuovamente, oggi per l’esattezza, si registra un altro caso di aggressione ai danni di un altro cronista.
A due giorni del caso Kashin, anche il collega Anatoli Adamciuk, nella provincia moscovita, è stato picchiato nella notte a causa del suo mancato silenzio.
Anna Politkovskaja, Serghiei Protazanov, Dmitry Shvets, Ivan Safronov.. sono solo alcuni delle centinaia di giornalisti uccisi o inspiegabilmente scomparsi in Unione Sovietica dal ’92, un dato alquanto preoccupante.
Troppi numeri per far sì che le parole del presidente russo Medvedev possano ridare speranza all’informazione.

ha detto in televisione, cercando in qualche modo di stemperare gli animi dell’opinione pubblica, ma rimane l’atroce fatto che, ancora una volta, ai giornalisti è stato leso il diritto a informare sulle questione scottanti del Paese.
saranno puniti, a prescindere dal loro status, dalla loro posizione nella società o dai loro meriti

La professione del giornalista è già piuttosto difficile di per sé: informare senza esprimere i propri pareri e senza farsi coinvolgere dalle proprie impressioni, bensì affidandosi solo a fatti concreti e imparziali; le cose si complicano se ciò non ti viene reso possibile dalle alte sfere del governo, coloro che dovrebbero permetterti di svolgere il tuo lavoro senza remore alcuna.
E’ la legge del silenzio, quella che ridimensiona il tuo modo di vivere e di esprimere la tua vita con dignità.
Bocche cucite dalla violenza dei sarti di Putin, in cui un semplice ago ha la potenza di uno spillo voodo capace di renderti inoffensivo finchè si vuole.
Da ammirare il coraggio di quelli che non ci stanno e che rischiano la loro vita per dire alla gente come stanno realmente le cose. La passione del giornalismo si mescola alla forza della verità per continuare a resistere contro le minacce e le aggressioni che non si placano.
Alla stregua degli eroi della mafia, che lottano pur sapendo a cosa rischiano di andare incontro, i giornalisti russi non cessano il loro lavoro sperando così di poter cambiare le cose una volta per tutte.
Un ultimo appunto credo sia doveroso farlo ai giornalisti italiani che, pur non trovandosi nella medesima e gravissima situazione di quelli russi, giorno dopo giorno ricevono continue pressioni e richiami per ciò che scrivono, dicono o rivelano.
Anche loro sono pressati dai politici che malsopportano l’informazione, ed è per questo che, almeno per ora, come primo passo verso il silenzio, questi ultimi cercano di indirizzare le verità verso le notizie del nulla, le notizie piene di bolle d’aria. Quelle sciocche, per intenderci.
Per adesso in Italia occorre questo. Poi ci sarà tempo, chissà, per vedere anche dalle nostre parti degli abili sarti che con i loro fili e le loro stoffe cuciono la bocca alla realtà.

martedì 2 novembre 2010

..E I RICCHI SCIOPERARONO.

Massimo Oddo durante una conferenza
In queste ultime settimane si è sollevato un caso che ha indignato molte persone, sportivi e non. Sì, perché un caso che apparentemente sembrava interessare solamente il mondo calcistico, si è ingrossato fino a diventare una questione morale di tutta Italia: possono i calciatori indire uno sciopero per far valere i loro diritti, come se fossero dei semplici lavoratori?
L’associazione Italiana Calciatori, avente come portavoce il milanista Massimo Oddo, si è scontrata nelle ultime settimane con la Lega Calcio relativamente ad alcuni punti dei contratti nazionali che porterebbero degli “svantaggi” ai suddetti calciatori.
Fra i motivi principali di tale disaccordo c’è quello che riguarda la scelta del medico curante dei calciatori: fino a Giugno di quest’anno, la società permetteva ai suoi calciatori di scegliere con quale medico potersi curare, mentre secondo il nuovo contratto ciò non sarebbe più possibile. Il calciatore sarebbe “costretto” ad accettare le cure del medico scelto direttamente dalla propria società, oppure dovrebbe pagarsi le spese mediche nel caso in cui decidesse di andare da un altro dottore.
Un po’ come se i lavoratori non volessero fare le visite del lavoro presso l’Istituto assegnato, bensì presso uno studio privato, dal proprio medico di fiducia e che conoscono da anni. Chi lo pagherebbe quel costo ?
Ma lasciando perdere i motivi e le cause scatenanti di questa controversia che potrebbero, entrando nel particolare e considerando che sono – in fondo, in fondo – dei lavoratori anche loro, anche essere lecite, è ovvio che la gente comune s’indigni ugualmente per tali richieste.
Ciò che in primis appare sbagliato è il periodo in cui questa richiesta è stata avviata. Si sa che gli italiani sono così fortemente assuefatti dagli scandali calcistici che questo, in confronto, suona come una bazzecola. E’ risaputo inoltre che il calcio è per molti una vera e propria dipendenza e che mai e poi mai, per quanto sporco e illecito sia diventato questo sport, rinuncerebbero all’abbonamento Sky Calcio o a comprare il biglietto di una partita. Proprio per questo mi viene da considerare che forse, in tempi migliori, tale questione non avrebbe scalfito poi così tanto l’opinione pubblica. Articoli di giornale, interviste su interviste , servizi televisivi e poi.. la domenica tutti a vedere 22 calciatori in mutande che corrono dietro ad un pallone.
Ma stavolta no, stavolta anche gli appassionati storcono il naso, forse perché adesso sono tante le persone che a fine mese si cercando i soldi in tasca sperando di trovarci qualche banconota. Da una parte sono contento che questa richiesta sia stata avanzata in questo buio periodo economico. Senza di esso non ci sarebbero rumours così accesi e non si sarebbe dato così tanto adito al parere della gente comune, che lavora per mille euro e per costruirsi un futuro accettabile.
Il periodo di crisi che l’Italia, come gran parte dei paesi del mondo, sta affrontando, mette in cattiva luce anche gli idoli delle tifoserie. Le persone scendono in piazza per motivi seri: cassa integrazione, mancanza di lavoro, di sicurezza, di prospettive future.. e non in cerca di ritocchi e accordi che consentano condizioni troppo privilegiate.
Se proprio dev'essere condivisibile l’idea che i calciatori siano dei lavoratori.. va bene, si può accettare. Ma occorre che questi si considerino per quello che sono, ossia dei lavoratori extralusso, pagati per svolgere la loro passione, e che soprattutto abbassino gli occhi e mettano a confronto il loro lavoro con quello degli operai.
Molte persone potrebbero lucidamente fargli notare che nessuno li ha mai costretti a svolgere quel lavoro e che potrebbero benissimo smettere quando vogliono, ma ciò non sarebbe la via più giusta da affrontare. Il dialogo alla fine è sempre la via più giusta da seguire, e creare contrasti o mettere paletti non sarebbe la cosa migliore per nessuno.
Far capire ad una categoria così fortunata che non è il caso di sollevare un problema a livello nazionale è invece un passo importante verso la risoluzione della questione. Lo sciopero è un diritto, è l'atto estremo per porre all'attenzione di tutti un problema importante, ma questa volta sembra se ne sia eccessivamente abusato.

martedì 26 ottobre 2010

LASCIATELA SOGNARE..

Sarah Scazzi, nata il 4 Aprile 1995
Sono passati circa 20 giorni dal ritrovamento del corpo di Sarah Scazzi e da quel giorno, ma anche prima, si sono riempiti i giornali e le televisioni di servizi, novità e particolari agghiaccianti. E mi ero in qualche modo promesso di pormi in riguardoso silenzio nei confronti di questa vicenda. Invece sono qui, non ho resistito ed mi sono sentito di dover mettere i miei punti sulla questione non ancora chiara e incerta. Perché quello che manca alla conclusione di questa tragica storia sono le certezze: la certezza dell'assassino, del movente, la modalità, l'arma... Ma all'opinione pubblica questa sembra tutto già chiaro. E' stato Michele, ha confessato e l'ha fatto per le continue avances alla nipote da lei rifiutate. Ecco il mostro. Anzi no, è Sabrina. Sì, il padre l'ha coperta solamente, ma lei l'ha uccisa per gelosia e poi ha nascosto il corpo. Lo dice il telegiornale, lo dicono i talk show, lo confermano i giornalisti appostati notte e giorno davanti ad una casa in cerca di notizie anche irrilevanti. Sia chiaro, non voglio imporre l’assoluto silenzio si una questione che, per disgrazia o per fortuna, è diventata di livello nazionale, però occorre un dosaggio mediatico ben accurato, in certe faccende. Nei casi irrisolti è spesso necessario accrescere l’informazione, come se essa si costituisse parte civile, al fine di verificare il corretto svolgimento delle indagini e il ritrovamento dell’assassino. Ma quando la magistratura sta facendo il suo corso, quando gli indizi si stanno giorno giorno rilevando  non è necessario tutto questo tormento informativo. Bisogna ben ricordare di non superare i limiti che separano l’informazione dal gossip; la realtà dalla finzione di una serie Tv.
Troppo inconsciamente assuefatti dagli splatter movie e dalle serie C.S.I. per avere coscienza di ciò che si sta raccontando. Il voler entrare a tutti i costi nel dettaglio più macabro, il ricostruire la vicenda per filo e per segno, intervistare gli interessati e psicanalizzare i loro movimenti ancora, ancora e ancora.
Tutta questa concitata caccia al particolare per non far dimenticare alla gente chi era Sarah Scazzi. Parole al vento. Sarah sarà stata probabilmente una ragazza come tante: normale, semplice.. una quindicenne che solo chi la conosceva veramente la può descrivere.
Sarà sempre speciale per chi sicuramente non la può dimenticare: i suoi genitori, con o senza i telegiornali che pretendono di avere la verità assoluta.
Per rendere giustizia ad una persona ed ai suoi familiari basta il silenzio. Non ricostruzioni, particolari, plastici, opinioni e tutte le altre chiacchiere da bar a cui stiamo assistendo giorno dopo giorno.
Il dolore è una cosa personale, forte e soprattutto interiore; sentire battere come un martello, su ogni televisione, ogni giorno, l’esatta e dettagliata modalità col quale è stata uccisa la propria figlia non dev’essere di grande aiuto. Adesso occorre chiudere il sipario e attendere l’esito della giustizia.
Sarah avrà avuto dei desideri ed i primi amori come tante ragazze della sua età. Avrà fatto dei sogni che adesso vorrebbe poter realizzare almeno in un’altra vita. Lasciamoglielo fare. In silenzioso rispetto.