La mia salvezza si trova sulla
106a strada*. Non solo perché qui vi è situato il mio ostello (l'ultimo
di questo bel viaggio), ma anche perché questo ostello, per quanto
bruttino, o perlomeno peggiore di quello precedente, ha almeno la connessione wifi gratuita.
Quindi adesso mi trovo qui,
nella scrausa lobby di un ostello senza ascensori, con le docce in
comune a chiusura a tenda, e con le porte che sono fuori asse, per
questo si chiudono così male.
Ma non importa, domattina sarà il mio ultimo giorno pieno a New York e potrò svegliarmi ancora presto per sfruttarlo totalmente. Dico potrò e mi viene da sorridere, perché in realtà sarò costretto a svegliarmi per via della luce che fra qualche ora entrerà dalle finestre. Un consiglio: venite negli Stati Uniti e aprite una ditta di persiane. Qui nessuno le ha, sarebbe un grosso affare. Fidatevi.
Per avere una visione più
romantica della vicenda, mi basta pensare di essere in uno di quei film
americani, dove il protagonista spenge la luce e si addormenta con il
volto illuminato dalla luna piena. E dorme pure beatamente.
Sto tergiversando, lo so, ma il fatto è che le cose da raccontare sono poche.
Stamattina sono partito alle 6 e 30 dal Canada,
abbiamo passato i cattivissimi doganieri Statunitensi e abbiamo filato
dritto verso New York, pranzando a un All You Can Eat buonissimo.
La metrocard che valeva per una
settimana (30 dollari, corse illimitate) è scaduta, quindi ho pagato
una corsa singola (2 dollari e 75) per arrivare a qualche blocco
dall'ostello e poi proseguire a piedi.
Al ragazzo della reception è
bastato il mio cognome per verificare l'esattezza dei dati e fornirmi le
chiavi della stanza e tutte le indicazioni del caso. E' stato molto
rapido e disponibile, solo che da oggi mi chiamo Vitor Luis e sono brasiliano. Nessun errore, il cognome è quello giusto. Il receptionist ha fatto spallucce, ha sorriso e da allora mi chiama così.
La camera in cui dormo è molto
carina comunque. Ha anche una piccola scrivania, un divano, una
poltroncina e tre letti a castello. Io ho quello che cigola. Sopra c'è un ragazzo australiano, Andrew (28 anni), che fuma in proporzione alla tosse che ha.
Dopo cena (una pizzeria lì vicino) nel giro di 10 minuti sono arrivati anche gli altri ragazzi con cui condivideremo la camera. Un francese (Floriant, 24 anni) al quale non ho potuto non chiedergli un'opinione su Materazzi e Zidane (è stato un vero e proprio scambio culturale); uno slovacco (Andy, 26), la copia sputata di Jared Leto, arrivato a New York per fare visita dopo un anno alla sua ragazza americana; un ragazzo di Taiwan (Chen, 25), un tipo tutto particolare, che si muove e sposta le cose con una meticolosità e una pazienza che mi disturbano; e infine un Thailandese iperattivo (24 anni,
ma non ricordo il nome), che ha già risolto il problema legato al caldo
della stanza azionando un condizionatore rumorosissimo.
Questo è, dunque. Una giornata di transizione in attesa di fare un ultimo saluto a Manhattan, visitare le ultime cose o ripassarsi quelle che più mi hanno colpito.
Domani sarà tempo di fare il punto della situazione, fare riflessioni e incamerare le esperienze più belle di questo viaggio.
Per ora vi do una calda/fredda/calda buonanotte.
Un saluto, dal vostro amico Vitor Luis Testa.
CONSIGLI DI UN VIAGGIATORE INESPERTO:
SCEGLIERE L'OSTELLO:
Sono giunto alla conclusione che, quando si tratta di confrontare i
prezzi di due ostelli tenendo conto anche dei servizi che offrono, è
sempre meglio scegliere a prescindere quello che costa meno. Questo
perché a mio parere in una città così grande trovare un buono o un
brutto ostello è una lotteria: può darsi che vi vada male lo stesso,
anche se è stato scelto quello con maggiori servizi ed è costata un po'
di più. Quindi tanto vale risparmiare il più possibile e sperare che
vada bene, o che non sia così pessimo.
AMICIZIA: Uno dei modi
più semplici per fare amicizia in un ostello è partecipare agli eventi
che esso organizza quasi ogni sera. Dall'uscita in un pub alla
proiezione di un film, fino al Barbeque all'aperto, queste sono le
opportunità che vi verranno offerte per conoscere subito nuove persone.
METROCARD: Le opzioni che offre la MTA,
la compagnia che gestisce i trasporti newyorkesi, sono diverse e molto
utili. Se avete intenzione di prendere spesso la metro fate il biglietto
da 30 dollari (corse illimitate per 7 giorni); oppure la ricaricabile a partire da 9 dollari; infine la corsa singola (da 2 dollari e 50).
ALL'AEROPORTO JFK: Se
all'andata per stanchezza e per non perdere ulteriore tempo avevate
preso il taxi per arrivare a Manhattan, al ritorno (se non avete troppi
bagagli) potreste provare a risparmiare arrivando all'aeroporto J.F. Kennedy con la metro + il treno. La linea blu (la E) e quella marrone (J e Z) sono quelle che giungono a Jamaica Center (voi però dovrete scendere a una fermata prima), poi potrete prendere il treno, l'Airtrain JFK, che vi porterà (al costo di circa 5 dollari) al vostro terminal.
* Questo è un post che avevo preparato e finito ieri notte, ma la connessione (tanto amata) ha deciso di punto in bianco di non collaborare più.
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