giovedì 15 agosto 2013

#NYdaily, giorno 4: C'MON YANKEES!

Dopo il tour de force di questi giorni, fra musei, punti d'interesse e passaggi obbligati per turisti, oggi ho provato a entrare un po' nella cultura statunitense.
E ho scoperto una cosa: per me è totalmente impossibile da comprendere.

Prendi il baseball, per esempio. Nonostante sia indubbiamente uno sport lento e noiosissimo, lo Yankee Stadium oggi era incredibilmente pieno e, cosa ancora più sconvolgente, mi ha fatto anche divertire.
Credo che il motivo sia più che altro il contorno anzichè la partita in sé. A farci caso nessuno seguiva quei ragazzotti in pigiama che sul campo si aggiustavano il berretto, le scarpe, roteavano la mazza, si sistemavano il pacco e poi.. lanciavano. Ball! In pratica un nulla di fatto. Ricominciava da capo.

Nessuno seguiva, dicevo. C'era chi mangiava, chi beveva una bibita, chi chiacchierava, chi passeggiava intorno, chi urlava "pop corn!"; chi li prendeva. Chi disinteressato, con una scatola ripiena di roba fritta, si affacciava per vedere il risultato (o forse se giocavano ancora) e poi tornava a spruzzare l'hot dog di ketchup e senape.

Anche io e Marco (l'altro italiano che ho conosciuto in ostello) non abbiamo resistito alla tentazione di prenderci uno di quegli hot-dog lunghissimi. Ci mancava solo la mano gigante con il dito alzato, tipica del baseball, ma costava troppo per i nostri gusti.
E dire che, almeno io, non avevo fame. A colazione avevo preso un muffin enorme, rinforzato all'ora di pranzo da un panino chiamato "Montecristo".
Ma lo Yankee Stadium è coinvolgente. Non vi praticano sport, ma una manifestazione. E' una fiera a cui tutti, grandi e piccoli, possono partecipare. E in più, per chi proprio volesse, danno anche una partita di baseball.

Tra un tiro e l'altro il megaschermo incitava i tifosi ad applaudire, ad esultare o a sostenere la squadra. Alla fine di ogni Inning gli sponsor facevano partire un gioco. Una palestra di New York spingeva i tifosi inquadrati sul megaschermo a mettere in mostra i propri muscoli. Oppure un'organizzatrice di eventi mostrava gli auguri per il compleanno di un tifoso, o per il pensionamento o per l'anniversario. Mancava solo il momento "baciate quello accanto a voi", ma forse me lo sono perso io. Dev'esserci stato.

E' così strabiliante e al tempo stesso insensato. Tutto e il contrario di tutto. Pensi di andare a vedere una partita di baseball e ti ritrovi nel museo delle vecchie glorie, o a sognare di mangiare i popcorn burrosissimi o a chiederti "e se mi comprassi anch'io quella divisa a pigiama degli Yankees? In fondo costa solo 110 dollari..". E' segno che qualcosa non va. No, proprio non va..

Ora che ci penso: chi diavolo ha vinto?*

CONSIGLI DI UN VIAGGIATORE INESPERTO

OSTELLO IS THE WAY: Per risparmiare e poter spendere per le vie della città, consiglio l'esperienza in Ostello. Al contrario di quanto si pensi, molti di questi sono puliti, hanno un ottimo servizio e hanno uno staff molto disponibile. Inoltre New York è tutta da vivere e l'importante è avere un posto in cui dormire, non il servizio in camera di un albergo. La vita è fuori!

TIMES SQUARE: Confermo quanto detto dai miei amici. In questa piazza bisogna andarci solo di notte! Non che di giorno non sia bella, anzi. Però di notte fa tutto un altro effetto. E' caotica, luminosa: un'esplosione di luci e di colori. Veramente affascinante.

* Ho chiesto ora a un mio compagno di stanza (è giapponese, ma non parla bene l'inglese. Per questo lo chiamo Captain Tsubasa). Hanno vinto gli avversari, i Los Angeles Angels.

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